(No Colours Records) Il Black dalla Russia ha sempre suscitato nel sottoscritto un enorme fascino. Ecco quindi arrivare dall’Ucraina (insomma, sempre territori russi sono) questi Kzohh, qui alla seconda prova su lunga distanza. Dopo un’intro fatta di suoni cittadini e contadini, si comincia a battere duro. La voce è un’inedito cantato molto distorto a livello digitale, alternato a parti più naturali ma anche più rabbiose. La voce, tanto stridula a volte da sembrare femminile, svolge un ruolo predominante assieme a delle onnipresenti tastiere evocative ed epiche, molto inglesi nell’approccio. Chiudono un mistico cerchio una parte ritmica a volte serrata a volte cadenzata che ben sfrutta i cambi repentini di tempo obbligati dalle strutture canzoni mediamente piuttosto tecniche, tanto tecniche da sembrar stridere con la naturalezza del risultato finale di ogni traccia. Davvero un’ottima prova, tanto inedita quanto diretta.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 8/10