(Century Media) Dodici infernali oscenità vomitate sopra un mondo putrefatto. Dodici capitoli di una saga oscura ed infetta, dodici come le ali di Lucifero. Dodici blasfemie che chiudono un cerchio malvagio, maledetto, dannato. I signori del male sono tornati. Carichi di odio, di brutalità, di repulsione verso le religioni. Una bestia immonda carica di sentimenti marci e contagiosi. Nessuna band black metal riesce ad essere così mortalmente pura, brutale, morbosa, dolorosa. Per oltre vent’anni i Marduk hanno dilettato le nostre non-anime con bestemmie estreme, concerti estremi, concetti estremi. Fedeli alla propria linea, fedeli ai loro principi, lontani da compromessi o da adattamenti ovvi e patetici. Sconsacrati, esiliati, odiati da qualsiasi religioso di qualsiasi fede, continuano imperterriti la loro guerra contro l’oppressione inflittaci da culti e credenze, delle imposizioni nel nome di divinità inesistenti, fasulle, patetiche. Contro ogni forma di schiavitù mentale, con uno spiccato senso di provocazione e pubblica offesa, questo “Serpent Sermon” è un’autentica tortura. Violento e devastante. Provoca spasmi, follia, un senso emetico nei confronti dell’anima, sempre che ci sia ancora un’anima da vomitare, ammesso che ci sia stata, supponendo che sia esistita. Questo capolavoro anticristiano apre con la title track, un pezzo estremamente grintoso, carico di maligne intenzioni che offre un esempio delle grandi capacità di questi musicisti svedesi. La voce di Mortuus è putrefatta come non mai, ed il suo atteggiamento perverso e deviato è una icona, un modello per la trasmissione di queste sensazioni, per infliggere queste torture. Una chitarra tagliente, un basso esaltante (i Marduk sono unici in questo), un drumming ai limiti della pazzia. Canzoni come “Messianic Pestilence”e “Into Second Death” offrono un black metal ancestrale, essenziale, eseguito con sapienza, somma maestria nel dominio di arti oscure. Non mancano gli inquietanti pezzi atmosferici e cupi, come “ Temple Of Decay”, una marcia funebre verso una decadenza senza speranza, senza ritorno. Ghigno di provocazione e puro inferno con “Gospel Of The Worm” e “Hail Mary (Piss-Soaked Genuflexion)”. La conclusiva “World of Blades” è un pezzo cupo, profondo, che fa patire sensazioni deviate, pesanti, dipinte di un nero. L’edizione limitata di questa bibbia eretica offre inoltre una lunga bonus track tetra e maledetta: “Coram Satanae” è una preghiera al maligno, una invocazione di spiriti malvagi e perversioni demoniache, scandita dal suono di una campana funebre. Un’altra stazione di una via crucis infinita, di una morte lenta, di una tortura senza sollievo. Un pozzo infinito, una eterna discesa verso gli inferi.
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10