(Napalm Records) Salmi. Rituali. Messe. Cerimonie oscure. Le note di questo undicesimo lavoro appaiono oscure, maligne, terrificanti. Puro heavy metal, puro doom. Totale oscurità. Un tempio. Streghe. Demoni. Subdola malvagità che trasuda da ogni accordo di questa opera. Una opacità dei sensi, resa quasi infernale dalla suprema interpretazione di Robert Lowe. Potenza di “Prophet”. La decadente perversione di “The Sound Of Dying Demons”, lenta, pesante, una serpe velenosa che lentamente striscia tra le nostre coscienze, le nostre paure, le nostre insicurezze. L’heavy classico dalle sonorità anni ’70 di “Dancing In The Temple (Of The Mad Queen Bee)”. Pezzi grandiosi di un album completo, partorito dall’utero osceno di una chiesa malata, antica: i Candlemass. Echeggiano voci strane: Ultimo. Fine. Chiusura. Poi dalle casse esce sangue, nero come la pece, tuttavia rosso vivo: “Waterwitch” e la superba “The Lights Of Thebe”, il suono incantatore di un flauto demoniaco, il quale attira a se anime rovinate, strappate -le nostre- lacerate da oscuri presagi, notizie di divisione, fine, morte. Sembra offrire speranza la melodia della title track, ma è una pura illusione, spazzata via dalle sepolcrali “The Killing Of The Sun” e “Siren Song”. Il tempo è scaduto, finito, ed i Candlemass suonano “Black Of Time”. E’ dunque finita? Un undicesimo album con una nuova importante etichetta solo per dire addio alle scene? Un nuovo cantante (Mats Levén, già con Malmsteen e Therion) solo per alcuni concerti? Non ci credo. I Candlemass sono in perfetta forma. Hanno prodotto un ennesimo album di altissima qualità. In passato si sono divisi e riuniti. Più volte. Credete ancora al destino? Alla sorte? Io credo nel Salmo dei Morti. La verità sta tutta li, tra i suoi accordi. Il resto è propaganda, giornalismo spiccio.
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10