(Dark Essence Records) Dice il saggio che se passa tanto tempo tra un album ed un altro, ci sono molte probabilità che esca qualcosa di più che buono. Dopo un convincentissimo esordio sette anni or sono, i Mistur ci riprovano. Si son presi i tempi che dovevano prendersi e soprattutto non hanno dormito negli allori. Il risultato a mio avviso è buono ma non tanto da giustificare un così lungo travaglio. Siamo sempre di fronte ad un Death norvegese intriso di leggende ed epicità, ma contemporaneamente la chitarra risulta estemporaneamente moderna e graffiante, quasi a stridere con il genere e le tematiche proposte. Sei tracce molto ma molto lunghe, che si sviluppano tra cori e orchestrazioni a dire il vero piuttosto ridotte. Certo, se uno va a valutare il lavoro di composizione sottostante non può che reputare giusto un così lungo intervallo di scrittura, ma resto del parere che è venuto a mancare il risultato finale, non così eclatante come ci si sarebbe aspettato. Resta comunque un album decisamente al di sopra di buona parte delle uscite contemporanee. Stacanovisti.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 8,5/10