«This is Armageddon!»
Per noi scribacchini di Metalhead, che produciamo testi legandoci sempre a discorsi stringati e pezzi essenziali redigere una recensione di “Nemesis Divina” è piuttosto superfluo. La grandezza di questo lavoro non si può racchiudere in poche righe. Si annuncia la ristampa, per conto della Napalm Records, di questo album fondamentale della discografia dei Satyricon e di conseguenza di quella degli album più importanti per il genere black metal.
Satyr scrisse i testi tra il 1993 e il 1995 e quello di “Du Som Hater Gud” venne redatto invece da Fenriz (Darkthrone). Ricordo che in un’intervista Satyr dichiarò che quell’album costò 20.000 marchi: rappresentava dunque per i Satyricon un grande investimento di tempo, energie e speranze. “Nemesis Divina” era il terzo album per Satyr e Frost e l’anno dopo la sua uscita per Moonfog fu la Century Media a ristamparlo, segno dunque del grande successo riscosso. Nell’album suona anche tale Kveldulv, ovvero Nocturno Culto (Darkthorne) e fa una comparsata in “The Dawn of a New Age” Nebelhexe, cioè Andrea Haugen, ex moglie di Samoth (Emperor) e mente dello spaventoso progetto Aghast.
Nelle infinite riunioni redazionali, dove a volte si arriva a qualcosa, mentre altre ci si perde in un dibattito infinito, si è appunto discusso se redigere un testo su questa ripubblicazione. Scrivere cosa? Una canonica recensione? Una testo celebrativo? In riunione ho detto ai miei dirimpettai che «Tante volte ho letto che “Nemesi Divina” è l’essenza del black metal norvegese, personalmente lo ritengo invece uno dei tanti del genere e di quella scuola. Ve ne sono altri, certo, ma l’album possiede scorci evocativi, neo-pagan e viking, tanto che Satyr e Frost sembrano discendenti diretti dei Bathory. Il loro album è un versante della poetica black metal». Occhiate e occhiatacce, gesti di riflessione o di disaccordo: queste le reazioni immediate. Ma proprio sul concetto di confronto, cioè “Nemesis e gli altri”, il primo a ribattere qualcosa è Enrico “Burzum”, il quale risponde: «Io dico solo una cosa Alberto: “Nemesis Divina” è stato per il Black quello che “God Hates Us All” è stato per gli Slayer. Ossia un modo nuovo di fare le cose senza snaturare il genere. Gli Slayer hanno mostrato al mondo come fare del “Nu Metal” alle nuove leve. È come se Satir e Frost avessero fatto lo stesso col Black. aggiungiamoci che a mio parere, tolto Hellhammer, siamo di fronte al miglior batterista in ambito Black… A mio parere, assieme al debutto, uno dei loro picchi compositivi». Ecco, prima di confrontare la grandezza di questo album appena ristampato andrebbe considerato in funzione degli stessi Satyricon e di cosa hanno creato nel corso degli anni. A tal proposito Luca Zakk allarga le braccia e ci invita a riflettere: «Ci deve pur essere un motivo se, ancor oggi, il pubblico impazzisce quando i Satyricon annunciano “Mother North” durante un concerto e ci sarà un motivo anche per il fatto che – nonostante le varie esplorazioni artistiche per quanto concerne l’attività live – quel brano non si schioda dalla set list. “Nemesis Divina” dopo vent’anni suona ancora fresco, efficace, devastante. Puro. Se il successivo “Rebel Extravaganza” è una pietra miliare delle stravaganze, “Nemesis Divina” è una pietra miliare del black metal moderno».
In fin dei conti, ripensandoci, “Nemesis Divina” è grandioso e basta.
Matteo tace. Lui ti infila osservazioni puntuali e fa ironia oppure tace. Intanto è chiaro che qualcosa bisogna pur scrivere per la reissue della Napalm, e l’incarico è affidato a me. Compito ingrato: come dovrei sentirmi se mi si commissionasse la recensione di “Reign in Blood” o di “Piece of Mind” oppure di “De Mysteriis Dom Sathanas” per un contesto editoriale dove non si scrivono articoli sui ‘classici’ del nostro amato genere? Insomma, servirebbe qualcosa di diverso. Poco male, lo state leggendo. Il giorno seguente mi ritrovo nella casella mail proprio le considerazioni di Matteo. Apro la mail e mi è chiaro da subito che in fin dei conti il suo silenzio era un eloquente “voglio recensire io l’album!”. Mi sono dunque tolto un peso!
«Compie vent’anni “Nemesis Divina”, capolavoro assoluto dei Satyricon, un album che da quel momento in poi diverrà oggetto di paragone imprescindibile per ogni uscita black metal. Con questo lavoro la band capitanata da Satyr riesce a evolversi segnando un ulteriore passo in avanti rispetto al già bellissimo EP “Dark Medieval Times”, grazie a un songwriting più maturo che non sacrifica affatto le atmosfere gelide e brutali che caratterizzavano le precedenti produzioni. Ogni pezzo di “Nemesis Divina” è un piccolo classico, a partire dall’opener “The Dawn of a New Age”, aperta dalla promettente frase “This is Armageddon”. Il drumming del colossale Frost è apocalittico, mentre i riffs sono glaciali e taglienti come rasoi. La title track è feroce e malata, con un Satyr in grande spolvero che offre una delle prestazioni più cattive e grondanti odio di tutta la sua carriera. Il capolavoro assoluto di quest’album (e del black metal in generale) è “Mother North”, dotata di riffs velocissimi, parti atmosferiche arricchite da un sottofondo di tastiere e lunghi e soffocanti rallentamenti. “Nemesis Divina” lo considero come l’ultimo album dei Satyricon come band prettamente black metal. Successivamente infatti la band amplierà i propri orizzonti musicali, aggiungendo al black metal di partenza sonorità tra le più disparate, in nome di una evoluzione artistica costante che darà risultati alterni. Una versatilità ammirevole per certi versi, ma che li priverà dell’ispirazione e dell’intensità di cui vive “Nemesis Divina”. (Matteo Piotto) Voto: 9/10»
(Alberto Vitale)