(Satanath Records) Una lunga premessa: pur non essendo legato almeno strettamente ad alcuna corrente politica, il Black Metal non è certo un genere qualunque. Perché comunque lo si voglia percepire è musica schierata, ossia prende una posizione ben precisa all’interno di un dibattito, una questione vecchi di millenni, ossia la religione. Pensate davvero si possa parlare di Black Metal senza prendere in campo questa annosa realtà? Se la vostra risposta è si, allora consiglio vivamente di NON ascoltare questo gruppo musicale. Perché, che la si appoggi o meno come scelta, bisogna riconoscere che gruppi come i Nazghor fanno musica di sicuro non per vendere ma piuttosto per comunicare. Al di là del contenuto del messaggio che vogliono trasmettere, apprezzo sempre la coerenza di queste formazioni, tanto dedite al proprio verbo da far irrimediabilmente sentire una passione quasi innaturale verso ciò che fanno. Quindi, i Nazghor… quando ho letto la città di provenienza del combo ho sussultato, perché signori si parla di Uppsala, la città natale della mastodontica e quasi leggendaria realtà mistico/musicale che risponde al nome di Watain. Ho quindi ascoltato con molta attenzione la proposta musicale del gruppo, con la forte speranza di stare ad ascoltare una nuova e florida formazione capace di seguire i gloriosi passi della band sopra citata. Beh, di sicuro i Nazghor sono decisamente più prolifici dei Watain, avendo all’attivo ben cinque album in appena quattro anni. Ma musicalmente? Devo dire che ascoltando la loro ultima fatica non ho potuto che constatare piacevolmente che le mie speranze erano state in buona parte ripagate. Immaginatevi quindi davvero dei Watain in erba, molto spontanei e genuini nel suono quanto determinati e poco convenzionali nelle intuizioni stilistiche. Le somiglianze con il gruppo madre sono evidenti, soprattutto nella voce, molto simile, e nell’uso di determinate distorsioni di chitarra. Pur non raggiungendo la complessità compositiva dei fratelli maggiori, i Nazghol raggiungono spesso e volentieri durante tutto l’album livelli musicali notevoli, restando però con i piedi ben piazzati per terra. Mi piace di loro l’umiltà e il livello quasi amatoriale mischiati a invenzioni musicali davvero ingegnose; e quest’ultimo punto è davvero ciò che più gli accomuna ai loro idoli. Che siano questi i primi passi verso una spirale di devozione e satanismo sempre crescenti? La risposta sembra proprio di si. Grandi, semplicemente grandi.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 8,5/10