(Nuclear Blast) Va subito fatta una premessa: “Death Resonance” NON è il nuovo album dei Soilwork, ma una raccolta di rarità e bonus tracks che, fino a pochi anni fa, prima dell’avvento di youtube sarebbero stati oggetto di ricerca e pagate a peso d’oro dai fans. Va detto che non si tratta di una raccolta di pezzi di scarto, o almeno, i brani qui inclusi non sono qualitativamente inferiori a quelli pubblicati negli album della band svedese. Le canzoni contenute coprono un arco di tempo che va dal 2005 fino ai giorni nostri; lo stile, quindi è quello estremamente melodico, che sin dai tempi di “Figure Number Five” caratterizza la band capitanata da Bjorn “Speed” Strid. Ammetto di non essere un grande estimatore di questa svolta musicale, avendo sempre preferito i primi album, in particolare “A Predator’s Portait” (considero l’opener “Bastard Chain” uno dei pezzi thrash più belli di sempre). Devo però ammettere che, nel loro genere, ci sanno fare alla grande, mescolando riffs catchy, cantato pulito e melodico e parti aggressive, con la voce di Bjorn graffiante come ai vecchi tempi. Quando premono sull’acceleratore, i Soilwork sanno ancora fare male, con parti veloci davvero feroci. Il punto è che queste parti vengono stemperate subito da zuccherose melodie metalcore, al limite col pop. Al di la dei miei gusti personali, le canzoni sono ben costruite, ed i fans del nuovo corso della band faranno bene a non farsi scappare questa particolare compilation.
(Matteo Piotto) Voto: 6,5/10