(Red Cat Rec.) Le chitarre graffiano, si fanno sentire. Ogni vibrazione delle corde è una marea carica di densa e vitale energia. In ogni canzone dei Monkey ranch c’è sogno, ricordo e sguardo verso la bellezza. I Monkey Ranch nascono come gruppo punk rock, ma il tempo li trasporta nettamente verso il solo rock. Il punk che resta nel sound di questo primo album è il grunge alla maniera dei Peral Jam (ascoltare “Freedom” ) e magari dei Soundgarden (ascoltare “Danny Boy). Tuttavia ciò a cui rimanda veramente le chitarre di Ferrari e Ceccarelli è l’hard rock degli anni settanta. I Led Zeppelin sembrano essere quel sogno, quel ricordo, quell’educazione sentimentale delle sei corde che si esibiscono con cristallina agilità. Anche i Ten Years After, rientrano nel carico del bagaglio di stile. Il riff è la base del tutto, l’elemento di spicco, il qualcosa che fa’ l’album: “Alone” è un insieme di riff messi su con ordine e travolgente. Travolgente è “Picture of You”, in memoria di un punk che non si è del tutto dimenticato dai quattro toscani, la loro scimmia sulla schiena. “Dance of the Witch” sprona il proprio folk-blues, tanto per non dimenticare e far dimenticare che i Monkey Ranch preferiscono tutte le sfumature del rock allevato negli States. Gli oltre undici minuti finali di “The One”, con il proprio blues di stampo psichedelico, un po’ alla Peter Green, offre l’ultima e inaspettata vampata. “Alone” è possiede la bellezza di sapere implementare stili e alcuni decenni di storia della musica, attraverso la sana identità del rock.
(Alberto Vitale) voto: 7/10