(Rock N Growl Records) Xander Demos è un virtuoso della chitarra che ha suonato al fianco di Johnson, Steve Vai, Vinnie Moore, Jason Becker, Neal Schon, Michael Romeo e John Sykes. Ha già inciso un Ep, “Road To Guitarcadia. Ha chiamato con se, per questo full length Adam Heusey, tastiere sequencers, I batteristi Chris Batton per “Right Angles”, “Boys of Summer” e “Lady in Red” oltre a Mike Stover per la batteria su “Right Angles” e Dean Minerva per “Boys Of Summer”, Matt Williams al basso e I cantanti Kevin Rasel per “Under a Darkened Sky” e Mike Sciullo per “Boys Of Summer”. Proprio “Boys of Summer” è un rock/AOR tirato e fluente, con una melodia vagamente Queen, ultimo periodi. “Under a Darkned Sky”, altro esempio di AOR/power rock, dagli spunti parzialmente progressive (la canzone supera gli 8’) e con un Kevin Rasel in buona forma. Queste due canzoni ospitano un vocalist, ma il resto dei brani sono prettamente strumentali. Qualcuno serve alle sei corde di Xander Demos a dare un’idea del suo tocco. Sono canzoni che occorrono alla fantasia e alla creatività delle sue dita a prendere forma. In queste trovano spazio alcune esili ma definite melodie in sottofondo, realizzate con i synth, posti li a fare da tappeto alle evoluzioni del chitarrista. E’ questo il risultato di “Chase the Sun”, ma la fusione tra uno sfondo definito con una melodia portante e un qualcosa di più costruito e robusto e che sorregga la chitarra di Demos, si trova nella veloce, epica e solare titletrack, dal suo stile un tantino alla Malmsteen, oppure in “Metagalactic”. esempi questi che si avvicinano maggiormente al metal più classico. Stupisce “Nothing Major”, altra costruzione melodica di grande respiro, con una melodia principale accattivante. “Right Angels” mi ha ricordato qualcosa dei Whitesnake nel suo riff princiale, tuttavia l’abilità di Demos è quella di sviluppare più idee e soluzioni, le quali poi convergono in un percorso unico. Questo vuol dire che l’album è fluido e si sviluppa senza intoppi e tiene l’attenzione e i sensi dell’ascoltatore in pugno. Se “Lady in Red” ha uno scenario soave, con una fredda e impropria batteria elettronica, e dei synth in stile ambient-new age, la chitarra esprime melodie struggenti e ben superiori a quell’atmosfera da muzak. Di recente ho letto un’intervista al musicista, il quale rispondendo ad una domanda sul significato di questo titolo dell’album , lui lo ha definito come un “posto di serenità e semplice piacere” e che in fondo lui non ha fatto altro che aggiungere la parola “guitar”, per intendere il tutto proprio come un posto di serenità e semplici piaceri, ma con le chitarra. Il piacere che si ricava dall’ascoltare questo allineamento di note e di suoni che le accompagnano è indescrivibile. Ho ascoltato l’album tante volte, senza mai stancarmi e ritrovandomi i sensi avviluppati da questo stile scorrevole e cristallino, tradotto attraverso un miscuglio di rock e metal.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10