(Season of Mist) Ormai è tutto un impasto il metal. Nulla vieta di mischiare il thrash, il black metal, l’hardcore e il death metal, eppure al giorno d’oggi sembra che le band sappiano fare solo questo: canzoni che presentano un paio di caratteristiche salienti (riffing cadenzato oppure ritmiche folli, ad esempio), un genere che è un figlio bastardo perché appunto frutto di più generi e soluzioni di stile messe insieme e per giunta di cose già sentite. Il tutto poi è corredato da suoni pompati. I francesi Benighted rispondono a queste caratteristiche, ma non gli si può dare la colpa di quanto succede nel metal di oggi, anzi alla band va il merito di riuscire per tutti i trentotto minuti di “Necrobreed” a tenere alta l’attenzione dell’ascoltatore. Sarebbe scorretto non valutare bene questo album che si presenta al pari di una mitragliata fatta con tutti i cliché sopraelencati. Attraverso una produzione pulita, limpida, i Benighted creano delle canzoni estremamente violente e per gran parte veloci. Il brutal che diventa blackened, l’hardcore o crust che sia che sconfina nel thrash e tutti i generi e soluzioni che si susseguono e almeno nella parte iniziale dell’album inchiodano l’ascoltatore. C’è qualche piccolo calo nel corso di “Necrobreed”, ma l’impressione è che avvenga proprio a causa degli arrangiamenti sui passaggi da un genere a un altro e non per la qualità dell’esecuzione. Il sound radicale dei Benighted arriva da ben sette album in quattordici anni. “Necrobreed” è l’ottavo figlio di una tradizione fatta di estremismo, il quale diventa oggi supremo e spietato. Nell’album partecipano anche alcuni ospiti, in particolare Trevor Strnad di The Black Dahlia Murder alla voce nella canzone “Forgive Me Father”.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10