(code666) Se con il precedente “Eldritch” i Saille avevano un po’ perso l’energia rispetto all’anteriore “Ritu”, il loro percorso continua senza sosta, e questo “Gnosis” ripristina un po’ la loro potenza, completando un processo di sviluppo stilistico iniziato proprio dopo “Ritu”. Il nuovo album mantiene un backbone sinfonico (tipico di “Ritu”), mantiene anche un generale innalzamento della ferocia (emerso con “Eldritch”) ma aumenta in modo decisivo i toni di oscurità, quella visione introspettiva, rievocando la magia di “Ritu”, resa però più intensa e violenta. Dettaglio forse evidenziato dalla dipartita del tastierista (e membro fondatore) Dries Gaerdelen, fatto che inevitabilmente avrà cambiato l’impostazione stilistica della band (nell’attuale line up non c’è più un tastierista fisso). Ispirato dal compositore russo Alexander Scriabin, il concept ruota attorno alla mitologia, toccando vari miti, puntando sull’ideale di Prometeo (maestro di ogni arte … da cui il titolo che in greco significa “Conoscenza”) e della sua controparte, Lucifero. Decadenza e trionfo nella catchy “Benei ha’Elohim”, feroce ma molto melodica “Pandaemonium Gathers”, torna l’indole symphonic black con “Blôt”, la cui violenza viene amplificata da “Genesis 11:1-9”. Tetra “Before the Crawling Chaos”, furiosa ma anche tecnica e ricca di cambi intelligenti l’ottima “Prometheus”. La conclusiva “1904 Era Vulgaris” integra con intelligenza le varie ‘epoche’ dei Saille, dando vita ad un sound originale, identificativo, molto personale. Definizione dello stile. Progresso artistico e stilistico. I Saille rivelano la loro vera identità. E tutto assume il colore della paura grazie a nove tracce possenti, intense, curate e pregne di decadente malvagità.
(Luca Zakk) Voto: 8/10