(Club Inferno Ent.) Ho sempre portato avanti l’idea che il black non è un genere, bensì un modo di intendere la musica estrema, una concezione musicale in cui è il modo di porsi nei confronti della realtà a definire il suono della propria ed altrui esistenza. Penso che questo progetto solista italiano incarni perfettamente questa mia visione. Darkram è, più che un’entità, un’esperienza. La mente dietro alla musica è un versatilissimo strumentista che risponde al nome di Ramon Moro (ecco quindi apparentemente spiegato il nome del progetto), artista dalla vasta cultura musicale. A mio avviso questa persona può fare ciò che vuole con la musica e gli strumenti, motivo in più per farmi pensare che con un progetto dark ambient il musicista volesse comunicare un qualcosa di ben definito e preciso. Quello che traspare dalle tracce proposte è di una disperazione e di una inquietudine sorprendenti. Burzum, Triptykon, Mortiis anche se tutti presenti solamente in forma di reminiscenze, perché l’universo sonoro proposto è davvero molto personale e coinvolgente, sembra ecco portare la firma dell’autore in ogni brano, cosa ahimè non più scontata al giorno d’oggi. Nelle info pervenutemi i dati tecnici si sprecano, ma basti sapere che l’opera è stata registrata in due semplici sessioni solamente con l’uso di una tromba e di un filicorno, entrambe distorte da appositi strumenti. Il risultato che ne deriva è di una oppressione e di un onirico che raramente mi è capitato di sentire. Più che un disco, un’esperienza, una dimensione a se stante.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 10/10