(Avantgarde Music) La one man band italiana da un seguito all’ottimo “Percezione” (recensione qui) che ormai risale a ben quattro anni fa. La regola di base è sempre quel sound che scatena un senso di inquietudine destabilizzante, ricco di oscurità ed amalgamato in sensazioni lente, atmosferiche, opprimenti ed estremamente malate. “Nessun Luogo” cresce si scosta rispetto al precedente lavoro. Se “Percezione” era sostanzialmente di derivazione black metal, il novo lavoro è lontano da definizioni. O forse le ingloba tutte, senza sposarne nessuna. L’ora di musica è soffocante, ricca di suoni cupi, melodie pregne di pessimismo, concetti atmosferici compatibili con depressione, solitudine ed estrema malinconia. “Lontano da Me” è funerea, letalmente lenta, con linee vocali strazianti e sofferte provenienti da un’altra dimensione. Stupenda la chitarra ambient di “Nemeton”, una chitarra che riprende su “Fosca”, brano nel quale emerge qualche sonorità più cruda e tagliente. C’è una luce che illumina i tetri meandri di “Infine”, meandri sviscerati con dolore su “Figure Scure”. Leggere dosi di elettronica su “Orizzonte”, elettronica accompagnata da una impostazione musicale che evidenzia remote tracce vagamente jazz. Principi di stoner in declino su “Memoria”, prima dell’intimità di “Piccola Disperazione” la quale conduce verso la lunghissima e conclusiva title track, la quale rappresenta un po’ il riassunto stilistico dell’intero album. Una contorta esplorazione dei labirinti della disperazione, dell’assenza di speranza, dei ricordi che ingialliscono e poi svaniscono nell’oblio eterno.
(Luca Zakk) Voto: 9/10