(I, Voidhunger Records) L’Hasard del titolo è anche l’unico solitario componente polistrumentista del progetto francese qui recensito. Trecce il cui titolo è segnato da un numero cardinale sono scandite attraverso suoni sintetici ma ispirati alle atmosfere monastiche e clericali, quasi gregoriane. La solennità dell’ambiente sacro viene ripresa e rielaborata con una sorta di epicità di fondo. Sembra quasi di essere di fronte ad una colonna sonora di un film sul Medioevo, fatto di crudeltà ma anche di lealtà, di efferatezza ma anche di sacralità. E in questa dicotomia nasce un suono bizzarro ma comunque estremo. Il cantato, in growl, è invero piuttosto limitato ed usato a mo’ di recitazione, quasi si stesse leggendo un canovaccio. La pomposità di certe tracce sembra addirittura ispirarsi all’Arabia antica, ma siamo nel territorio delle sensazioni, qui la cosa è assolutamente soggettiva. C’è tanto in pentola in questo progetto e il calderone bolle. Ascoltare per credere.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 9/10