(Peaceville Records) Demoni che hanno scritto la loro propria bibbia. Demoni diversi, di un inferno diverso. Inferno fuori dal comune, fuori dagli schemi, mai ovvio. Un inferno tutto loro, fatto di poesia oscura, sangue, erotismo, perversione. I demoni hanno una loro religione, ed ora la profezia si è avverata: è arrivato il decimo comandamento. Mostri. Paure. Chimere. Demoni interiori. La Manticora, nella sua perversa bellezza che domina una nuova stirpe di orrori, di malvagità, di marcio insito nell’umanità. Anch’io ho i miei demoni. Le mie paure. Le mie fobie. Oggi il mio vero incubo è recensire i Cradle Of Filth. Ritengo sia l’equivalente di una terapia psichiatrica alla ricerca di orrori nascosti, dimenticati, nel profondo del subconscio. I Cradle Of Filth, i miei demoni. Coloro che hanno segnato, per sempre, la mia vita con “Cruelty And the Beast”, anno 1998. Probabilmente uno degli album, se non l’album, migliore della storia del genere, con un livello lirico oltre le capacità umane, con una composizione ed un’esperienza acustica ancora oggi non concepibile. Confesso che dal 1998 io sto aspettando il nuovo “Cruelty…”. Però c’è gente in condizioni peggiori, con incubi e demoni più malvagi e più celati, negli insani meandri della mente: vi assicuro che molti attendono ancora il successore di “Dusk… and her embrace”. Quindi è palese. Ovvio. I Cradle Of Filth hanno creato qualcosa di geniale, un mostro immenso che ha messo radici profonde, albero cosmico di una mitologia deviata dove il sommo dio è Dani Filth, pazzo, genio perverso, creatore di saghe, animale da palco, folletto sanguinario. I Cradle Of Filth sono una religione, una istituzione. La loro musica viene giudicata solamente in base a parametri che loro stessi hanno creato, la loro musica viene confrontata solamente con la loro musica. Ci si aspetta sempre che superino se stessi, non gli altri. Siamo a livelli assurdi. Oltre ogni concetto logico. Musica che è sempre stata coinvolgente, brutale, capace di creare atmosfere che trasportano dentro il mondo decadente e gotico costruito dalle melodie di ogni singolo album. “The Manticore and Other Horrors” è “un altro” di questi album, un album dei Cradle Of Filth. Certo, non è “un altro” “Cruelty…” e nemmeno è “un altro” “Dusk…”. Ma non è nemmeno nessuno degli altri. E per coloro che trovavano noiosi e ripetitivi gli ultimi lavori, questo potrebbe davvero essere l’album della riscossa. Un album decisamente più heavy, più orientato a riff micidiali, con orchestrazioni intelligenti, ben arrangiate, ben collocate. Un album con delle chitarre che offrono una maggiore melodia, tutta da scoprire e godere, ascolto dopo ascolto. Certo, ci sono momenti prevedibili: quando arriva quel grido di Dani, o quando potrebbe arrivare la voce femminile. In fin dei conti loro hanno scritto la religione, e noi discepoli preghiamo questa divinità marcia da oltre vent’anni; pertanto è assolutamente ovvio, e giusto, che dopo 10 album le nostre menti siano in sintonia con quelle del profeta. “Un altro” album da ascoltare da cima a fondo. Manca il pezzo che sta sopra gli altri, il tipico singolo, ma questo a vantaggio di una compattezza globale dell’opera, una maturità compositiva che si manifesta in unico macigno da ascoltare in maniera completa, totale. I miei salmi preferiti? “Pallid Reflection” mi fa impazzire. Forse il pezzo con i riff più massicci. La contorta “The Abhorrent”. L’atmosferica “Frost On Her Pillow”, l’imponente “Huge Onyx Wings Behind Despair”, la violenza di “Siding With the Titans” e lo strumentale sinfonico “Sinfonia” che chiude l’album. Oltre 50 minuti di grande musica, composta e suonata da grandi musicisti, con testi contorti che vivono ai limiti delle regole linguistiche. “Un altro” ottimo lavoro. “Un altro” grande lavoro. Poche altre bands sono in grado di mantenersi a questi livelli per così tanto tempo. Un gusto macabro per quell’erotica perversione che dall’inizio degli anni 90 continua a rigenerarsi, esaltarsi e propagarsi. Per soddisfare ii nostri più tetri e deviati piaceri.
(Luca Zakk) Voto: 8/10