(Sleaszy Rider) Anno dispari? Allora i Voltumna pubblicano qualcosa! Fu così nel 2011 con l’EP “Chimera”, poi il debut album due anni dopo e nel 2015 il secondo, “Disciplina Etrusca”. “Dodecapoli” è il terzo album, l’ultimo capitolo di una narrazione musicale cresciuta nel tempo. Oggi si ha la netta sensazione di sentire una band a proprio agio, consapevole dei propri mezzi e ancora capace di avere idee. Un groove marcato, una sezione ritmica che tra basso e batteria non solo offre una maggiore completezza al sound generale, ma entra nel songwriting, vi contribuisce. Forse, rispetto al precedente “Disciplina Etrusca”, la band votata alla celebrazione della civiltà etrusca scrosta un po’ di perfezione, cerca l’affondo attraverso un connubio tra death e black metal meno smaltato del previsto. C’è la cruda voglia di lanciare la macchina Voltumna a velocità e andature sconquassanti. Le chitarre diventano un muro, pronunciano note minacciose che crescono all’interno dei pezzi, fino a montare come una marea pronta a sommergere ogni cosa. Eppure Haruspex con la sei corde lavora anche di fino, esibendosi in alcune tipiche tecniche metal che impreziosiscono le maglie del riffing. Zilath Meklhum, spazia dallo scream al growl, sa essere cantore e demone, ponendo un accento espressivo nei pezzi che ne aumenta la potenza e devastante epica di questo nuovo album, dedicato alle dodici città della confederazione etrusca. Ancora una volta bravi. Un’altra conferma da questi rappresentanti di una nobile e antica civiltà.
(Alberto Vitale) voto: 8/10