(Diamonts Prod.) Dopo il grandioso debutto (recensione qui) tornano gli italiani Ruxt con un nuovo esplosivo, potentissimo, grintosissimo album, un album che senza girarci troppo attorno suona… dannatamente metal! Metallo melodico, metallo caldo, metallo tagliente: il sound di Dio… la voce di Jørn lande… assoli intensi, ritmiche coinvolgenti, avvolgenti, incalzanti su dieci brani superbi, intelligenti, possenti! Linee di basso irresistibili, attorno ad un drumming ricco di energia stendono il tappetto per chitarre dall’impostazione e dal sound classici, le tastiere azzeccate raffinano poi un suono reso grezzo dal fantastico timbro del vocalist, il quale per potenza e coinvolgimento non è secondo al suo illustre simile. La title track spacca già in apertura: potente, tirata, con un assolo ricco di passione. “In The Name of Freedom” è metal classico con un tocco personale e quel cantato corale è cinicamente progettato per un palco vastissimo dentro un’arena infinita. Suggestiva e pesante “Legacy”, pulsante “Everytime Everywhere”, fantastica “Scars”, la quale, per impostazione melodica ed intensità emotiva, ricorda anche i WASP. Forza fuori controllo su “Let Me Out”, passione senza limiti sulla power ballad “My Star”. Sognante, ma cattivissima, “Queen Of The World”, un brano suggestivo, catchy, con un riff lineare ma magneticamente attraente. I Ruxt non sgarrano, non fanno un solo passo fuori dalle linee guida che dettarono le regole del primo album. Ma è esattamente questo il loro punto di forza: tecnica, creatività, progressione e fantasia sono da ricercare nei dettagli nascosti in ogni canzone, in ogni riff, in ogni assolo o linea di basso; a livello generale loro continuano convinti a fare heavy melodico, quello vero, quello sincero, quello che non tradisce, non mente e non delude. Mai.
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10