(Click here for English version) Band storica, emblematica, eclettica e di riferimento assoluto… nel bene e nel male. I Dimmu Borgir hanno avvicinato moltissima gente al black, gente che poi ha aperto gli occhi verso un ecosistema prima sconosciuto o semplicemente ignorato. In un soleggiato pomeriggio a Milano, dentro un pub, finisco tranquillamente seduto ad un tavolo con Shagrath, il vocalist e membro fondatore della band. Intervista tranquilla, anzi, direi una chiacchierata tra persone che la pensano allo stesso modo e che in un modo o nell’altro, hanno consacrato l’anima ad un genere musicale, con tutte le sue labirintiche deviazioni, evoluzioni, varianti… con un sacco di regole scritte o meno, pensieri espressi o meno, idee chiare o meno. Dopo quasi un decennio di silenzio discografico, Shagrath con estrema cortesia, gentilezza e pazienza accetta le mie domande le quali toccano un po’ la storia della band, il futuro della band, le regole della band, senza tralasciare un pizzico di provocazione. Shagrath si rivela una persona estremamente equilibrata, sincera, convinta della qualità del suo lavoro. L’artista dal quale ricevo la migliore descrizione di arte in assoluto. Non importa se amate la musica dei Dimmu Borgir o meno. Non importa se rispettiate la loro posizione sulla scena o meno. Se vi ritenete degli esseri intelligenti, leggete il loro punto di vista, senza rinchiudervi ciecamente nel vostro recinto mentale. Sincero, diretto, per nulla arrogante e senza face painting. Signore e Signori, questo è Shagrath: l’uomo, l’umano, l’artista.
MH: Quando conobbi la band, era probabilmente il 1996, probabilmente il tour di “Enthrone Darkness Triumphant”…
S: forse il 1996…
MH: andai a vedere un concerto dei Kreator.
S: Con i Kreator, si! (secondo me era il 21 dicembre 1997, a Pordenone, ma non importa, ndr)
MH: Non conoscevo assolutamente i Dimmu Borgir, perché in qualche modo allora non c’era la diffusione di internet, e non mi era ancora arrivato sotto mano nulla… al tempo avevate fuori solo “For all tid“ e “Stormblåst”, quindi eravate ancora una band relativamente sconosciuta. Andai a vedere i Kreator, band che adoravo, e quando saliste voi sul palco rimasi impressionato! ‘Questo è quello che cerco!’. Quindi la mia domanda è: cosa diresti ai tuoi fans di quegli anni, quelli che ci sono fin dall’inizio, e a quelli nuovi, i ragazzi di 20 anni che vengono a conoscenza della vostra band solo ora con “Enonian”.
S: Penso che questo nuovo record in un certo senso riassume i 25 anni di storia che abbiamo, sai, puoi riuscire, se conosci ogni album dei Dimmu negli anni, poi riuscire a trovare certi elementi che puoi collegare a precedenti periodi della band, elementi da “Enthroned”, da “For all tid”,… alcuni riff di chitarra sono… voglio dire penso sia un buon modo per spiegare che in un certo senso il disco riassume la storia, per dire, secondo noi questa release è una specie di 25° anniversario, possiamo vederlo come una cosa del genere; ma io percepisco anche un piccolo tributo alla storia del black metal norvegese, perché in molti specifici modi con i quali abbiamo registrato il disco… abbiamo tratto ispirazione da certi suoni della batteria o certi suoni di tastiera… roba usata da molte altre bands, solo che non abbiamo copiato, ci siamo solo ispirati. Si, decisamente credo riassuma i 25 anni.
MH: E cosa diresti ai nuovi ragazzi, ai teenagers che scoprono il vostro suono solo ora… non erano ancora nati quando avete cominciato…
S: Si, esattamente, lo so, voglio dire loro… se siete interessati in quel che facciamo, allora andate a vedere indietro cosa abbiamo fatto, siamo cresciuti molto come band, penso, in tutti questi anni. Per noi è sempre stato importante -ogni volta che abbiamo deciso di fare un disco- fare qualcosa di nuovo e fresco, non vogliamo ripetere ciò che abbiamo fatto prima, per noi è sempre stato importante guardare avanti e non indietro.
MH: Sono d’accordo. Dovrebbe essere così per tutto quello che facciamo.
S: Yeah! Yeah! Anche il nuovo album è un progresso naturale di quello che siamo oggi, con più esperienza, miglior songwriting, un nuovo capitolo della band… quindi se scoprite la band ora, penso… andate a fare un giro attraverso la nostra storia e vedete se ci sono altri dischi che vi piacciono… penso sia importante avere una mente aperta… almeno noi siamo con la mente molto aperta e credo che la musica lo dimostri.
MH: Tornando all’argomento storia, volevo parlare della line up. C’è una parte di line up fissa ed una flessibile, apparentemente. Ci siete tu, Silenoz e -in tempi più recenti- anche Galder… mentre tutto il resto dei ragazzi va e viene… pertanto, come funziona tra i membri dei Dimmu Borgir?
S: Intendi dire oggigiorno?
MH: Si, naturalmente…
S: Si, abbiamo avuto un sacco di cambi in line up. Io e Silenoz siamo gli unici membri originali rimasti. Ma sai, le cose succedono per una buona ragione, c’è gente che ha ambizioni differenti, gente che se ne è andata, gente che abbiamo cacciato (ride, ndr), ma noi continuiamo ad andare avanti per qualche ragione; Resta il fatto che i tre principali autori siamo io, Silenoz e Galder, anche per questo disco. Certo, poi abbiamo Gerlioz alle tastiere, poi Daray che ormai è con noi da dieci anni, il batterista più longevo dei Dimmu. Tutto va bene, anzi ora diamo loro anche più spazio nella band. Nei dischi precedenti era più o meno che venivano, gli offrivamo un caffè prima di entrare a fare il lavoro che dovevano fare, e poi basta. Ma questi ragazzi hanno dimostrato di prendere la cosa molto sul serio e quindi anche noi abbiamo dato loro più spazio, in modo da fargli lasciare la firma anche sulla musica. È una cosa molto importante per avere un buon feeling, ma i tre principali autori rimaniamo noi tre.
MH: Ultima domanda relativamente alla line up. Un tempo avevate in qualche modo una voce clean fissa, con membri come ICS Vortex. Che è successo con questo tipo di risorsa oggigiorno? Ricordo quando ve ne usciste con questa cosa… era su “Puritanical…”? Beh, quando avete iniziato con la doppia voce… quando sentii questi brani mi ritrovai immensamente stupito… un’altra volta! Era fantastico!
S: Vortex, fece da voce ospite per alcuni brani su “Spiritual Black Dimensions”…
MH: Si, era “Spiritual…”, mi sono sbagliato…
S: …il quale uscì nel 1999, e all’epoca era proprio solo avere una voce ospite. Ci doveva essere il cantante dei Fields of the Nephilim (Carl McCoy, ndr) ma poi non ebbe tempo, non poteva, non so… quindi siamo finiti a chiedere aiuto a Vortex perché era un amico di quegli anni. Poi venne e fece il guest singing. Successivamente dovevamo andare in tour con “Spiritual Black Dimensions”, ed avevamo bisogno anche di un bassista in quanto Nagash lasciò la band per impegnarsi con il suo progetto, i Covenant, quindi Vortex cadde a pennello…
MH: al momento giusto!
S: Proprio al momento giusto. Praticamente gli abbiamo detto “puoi suonare il basso, puoi cantare quelle parti, perfetto!”. Fu una mossa vincente.
MH: Pensate di prendere un altro vocalist clean fisso nel futuro… o magari usare una simile risorsa in modo più intenso…
S: Sicuramente, ma è difficile prevedere cosa faremo in futuro; tuttavia per questa epoca della band preferiamo usare i cori…
MH: Come sul nuovo album…
S: Si, gli dà una base dinamica, una sensazione epica, ed era una cosa che stavamo cercando. Comunque non ci sono piani relativi all’aggiunta di ulteriori cantanti di qualsiasi tipo per il momento.
MH: In qualche modo i Dimmu Borgir sono stati la band che ha portato il black metal verso il mainstream.
S: Non so se possiamo dire ‘mainstream’ ma penso siamo sempre stati quelli fuori dal coro… i reietti della scena. Ma abbiamo segnato il percorso per molte altre bands venute dopo…
MH: Si, infatti, per questo credo che con voi il black metal è uscito dai confini dell’underground al quale era condannato. Come ti senti nell’essere attore di questa cosa e cosa dici agli ortodossi ‘old-school’ che di questo vi accusano?
S: Io sono old school! Molto old school! Lo sono io per me stesso, ma come musicista trovo sia importante crescere, sai, non abbiamo mai avuto paura di sondare nuovi territori, facciamo quel che vogliamo fare, noi non… noi rompiamo sempre le regole, e siamo stati i primi…
MH: Questa dovrebbe essere la regola base di ogni band rock’n’roll!
S: Esatto! C’è molta mentalità ristretta nella scena underground. A me piacciono un sacco tante ottime band dalla scena underground, mi sento molto connesso con quella scena, per quanto mi riguarda a livello personale. Ma io penso in modo diverso. I Dimmu Borgir non hanno mai avuto paura di provare nuovi elementi. Se vogliamo fare qualcosa lo facciamo. E non possiamo certo lavorare con un senso di paura. Non ha senso, per me, essere un musicista solo per seguire certe regole le quali furono scritte… agli inizi degli anni ’90. Voglio dire, mi piacciono un sacco di bands. Tutt’oggi ascolto un sacco di roba old school, ma per i Dimmu Borgir è sempre stato importante tracciare il nostro proprio solco. Questa cosa non era tanto accettabile un tempo, ma poi tante bands sono venute a dirci che abbiamo aperto un sacco di porte per altre bands che sono venute dopo. Secondo me questa è una cosa positiva.
MH: Sono assolutamente d’accordo. Parlando di “Eonian”: questa sarebbe una domanda alla quale puoi rispondermi con i tuoi sentimenti, cos’è questa eternità che citate nel titolo? E cos’è l’eternità nella musica, nella vostra musica e nell’arte?
S: “Eonian” è la base del concetto dei testi del disco, i quali parlano del tempo e dell’illusione del tempo. È anche un titolo adatto per questa specie di nostra pietra miliare. Ci è voluto un po’ prima di avere un titolo… è sempre una sfida, naturalmente, trovare un titolo appropriato per un disco, e questo ha a che fare… beh, non voglio addentrami nell’argomento, perché tu lo percepirai in modi diversi. Non vogliamo dirvi di cosa parliamo, dovreste scoprire da soli di cosa parla “Eonian”. E in questo percorso potreste avere un approccio diverso dal nostro. Questo è esattamente ciò che vogliamo, vogliamo che la gente si faccia la propria opinione. Poi penso sia difficile spiegare l’arte, in un certo senso… perché è l’espressione delle tue emozioni più interne, sia a livello musicale che nei testi. Se cerchi di dissezionare per spiegare ogni processo, finisce che ne rovini la magia, secondo me. Ti devi prendere il tempo, se ce l’hai, e se ce l’hai scoprirai qualcosa, a mio parere. C’è molta profondità, ma è aperta a diverse interpretazioni.
MH: Probabilmente mi hai dato la migliore definizione di arte che io abbia mai ricevuto in un’intervista. Grazie.
S: (ridendo, ndr) È così. Penso sia difficile spiegare questo argomento. È come se guardi un dipinto, l’artista… è dura chiedere all’artista ‘perché l’hai disegnato con quel colore’, sai, a volte è proprio difficile mettere giù una simile definizione di arte…
MH: Forse manco lui (il pittore, ndr), lo sa…
S: Esatto. È un qualcosa che viene da dentro e a volte è proprio impossibile spiegarlo.
MH: Il nuovo album, ed è qualcosa che mi hai già detto in qualche modo, ha dei punti fissi che ho già trovato nelle precedenti pubblicazioni. Che poi è quello che dici tu. Ma ciascuno dei vostri dischi, in un certo senso, ha sempre avuto una hit o una canzone con più hook delle altre. Sto parlando delle Mourning Palaces, delle Reptiles, delle Kings of the Carnival Creation, delle Progenies of the Great Apocalypse, ecc. La canzone hit in questo disco è chiaramente “Interdimensional Summit“. Ma essendomi sentito l’intero disco almeno una dozzina di volte, penso ci sia qualcosa di molto diverso dal solo singolo o dalla sola hit. Sembra quasi che voi abbiate fatto la hit per il piacere del mercato, delle masse, ma il vero lavoro è nelle altre nove trecce che compongono l’intero album.
S: Si. Questo primo singolo non rappresenta l’intero album. È solo un pezzo del puzzle. Ogni canzone sta in piedi da sola, ma non si può giudicare “Eonian” ascoltando una sola canzone. No. C’è un disegno superiore. Ma ci è sembrato che quel brano fosse molto rappresentativo dei Dimmu Borgir, è catchy, ha ritmo, va diritto al sodo, ha un sacco di parti epiche per le quali la band è nota. Quindi, come singolo, ci serviva una canzone che facesse questo lavoro. Piace a molta gente, certa gente la odia… (ride, ndr).
MH: C’è una guerra in corso là fuori per questo brano (l’intervista è stata fatta prima della pubblicazione del secondo singolo, ndr). Alcuni dicono ‘si sono venduti’, altri dicono ‘che figata’…
S: Non possiamo metterci in relazione con queste cose, in quanto non possiamo prendere in considerazione cosa pensa la gente. Se non ti piace la nostra musica, ascoltati qualcos’altro. È tanto semplice.
MH: Il mondo, poi, è pieno di musica…
S: Esattamente! Ci sono così tante bands là fuori. Così tante ottime band là fuori. E quello che possiamo dire è che noi continueremo a fare le cose come vogliamo, per esprimerci musicalmente come ci viene. Ma non puoi tirare le somme ascoltando solo “Interdimensional Summit”. Quella canzone, tra l’altro, è stata scritta nel 2012, quindi è probabilmente più collegata all’epoca di “Abrahadabra”. Allo stesso tempo ci sono vari tipi di canzoni in questo disco, e penso ci sia da aspettare prima di gridare allo scandalo, aspettare di sentire l’intero disco, più di una volta. Magari cinque volte.
MH: Confermo. Ci sono poi canzoni come quella con quel suono esotico….
S: Voci sciamaniche, tribali…?
MH: Che poi sono una cosa un po’ differente comparata con il, diciamo, catalogo dei Dimmu Borgir. (non abbiamo mai citato il titolo, ma giravamo attorno alle atmosfere di canzoni come “I Am Sovereign” o “Council of Wolves and Snakes”, ndr)
S: Esatto, perché quella canzone un po’ si chiama fuori, e questo spiega come a noi piaccia solcare nuovi terreni nella musica, e che non abbiamo mai avuto paura di esplorare nuove cose. Ci piace evolvere e fare qualcosa di nuovo e fresco e quella canzone in particolare è un buon esempio che mostra i Dimmu Borgir che si spingono oltre i limiti. Alcune persone odieranno questo nostro approccio. Altre l’adoreranno. Magari riusciranno a vedere le cose dalla nostra prospettiva, secondo la quale come artista è importante evolvere e non aver paura di provare nuove strade. Non ha senso essere un musicista e continuare a fare ciò che hai già fatto, sarebbe noioso. Ti devi espandere. E noi non abbiamo mai avuto paura di farlo.
MH: Cosa avete fatto da “Abrahadabra” a “Eonian”? È passato veramente un… eone!
S: Ci è voluto tanto tempo. Lo possiamo vedere dal punto di vista dei fans, e lo capiamo. Ma dal nostro punto di vista è un po’ diverso. Non siamo stati lì a fare i pigroni. Anzi, siamo stati molto impegnati dietro le quinte, ma abbiamo tenuto un profilo basso. Abbiamo fatto il nostro ultimo concerto nel 2014, quindi abbiamo girato il mondo con “Abrahadabra”… e noi non riusciamo a scrivere musica mentre siamo in tour, sai, per noi ci vuole del tempo… e così sono passati quattro anni. Poi abbiamo preso una pausa per badare a dei side projects, facendo cose meno grosse, e poi sono nati tre figli… sai, cose da uomini di famiglia… cose che ti prendono tempo…
MH: So cosa vuol dire…
S: Credo sia stato importante per noi fare un piccolo passo indietro.
MH: Per far sì che tornasse l’ispirazione…
S: Esatto, per riflettere e lasciare che le cose maturassero naturalmente. Sono molto felice che ci siamo presi questo tempo senza stress per completare il disco a modo nostro, senza scadenze, quel modo di lavorare che ti dà un risultato del quale essere felice. È lavoro di qualità fino al dettaglio. Secondo me in questo disco non ci sono filler. Ogni canzone contiene ottime parti.
MH: Probabilmente è il vostro primo album che non ha veramente nemmeno una filler.
S: Esatto! Che piacere sentirtelo dire (ride, ndr). Grazie!
MH: Una mia domanda ha a che fare con il quando avete iniziato a scrivere questo album. Le prime cose che avete buttato giù…
S: Come detto prima, una canzone è stata scritta nel 2012. Ma poi l’abbiamo ripresa, ripulita, cambiato alcune cose. Ma abbiamo iniziato a scrivere la maggior parte del disco…
MH: Ovvero quando avete deciso di farlo…
S: Esatto, approssimativamente tre anni fa. Siamo andati a farci un giro sulle montagne, abbiamo preso una capanna in montagna per un fine settimana. Ci siamo cucinati del buon cibo, bevuto del buon vino, ascoltando musica. E fu lì che decidemmo: ‘ok ragazzi, iniziamo a lavorare propriamente, di nuovo!’. Così dal quel momento è stato un non-stop. In un certo senso abbiamo spento il mondo che ci circonda per focalizzarci sul disco per tre anni.
MH: Relativamente alla band. Ti ho già accennato a questa cosa ma vorrei andare più nei dettagli. Dicevo, la band ad un certo punto ha raggiunto un certo livello di fama. Parlo di diffusione sui media. Ma quando la gente legge roba tipo che il frontman di una band famosa si è trovato una fidanzata sexy (nel 2008 Shagrath era fidanzato con l’attrice americana Christina Fulton, ndr) -parlo di quelle cose che si leggono sui magazine più stupidi- in qualche modo si dice che ‘il vero male se ne è andato’ … mentre io dico che hai fatto bene, dopotutto è la tua vita. Ma la mia domanda è… beh, i Behemoth hanno avuto gossip come questi, essendo famosi in Polonia, sul mainstream e finendo pure nei reality show, roba del genere…
S: Tutto è diverso e la gente se ne lamenta. Lo so. Se fai qualcosa che non è dentro i confini, dentro i termini dell’underground, allora automaticamente sei un venduto. Quindi, che dicano ciò che vogliono. Non posso ascoltare queste stronzate. Sono tutte stronzate, sai, la gente deve capire l’evoluzione.
MH: E come hai fatto a gestire questa stampa stupida, e pure la stampa musicale che invece dovrebbe essere interessata in quello che fai artisticamente?
S: Beh, devi prenderne le distanze, perché oggigiorno tutti hanno un’opinione su tutto.
MH: …fin troppo…
S: Quel che penso è triste, da ragazzino andavo ai negozi di dischi per comprare un sacco di album…
MH: …come me…
S: … e poi tornavo a casa, mi studiavo la copertina, l’artwork, e in certi casi la musica era grandiosa, in certi altri non lo era, ma non andavo poi in giro a lamentarmi del disco… anzi, apprezzavo che la band si fosse presa la briga di fare un disco. Perché so cosa vuol dire fare un disco, ora. La cosa triste è che oggi tutti, a causa di internet, tutti hanno un’opinione su tutto e si lamentano di tutto, vogliono tutto gratis e non capiscono il nostro punto di vista, quello dell’artista. Sei autorizzato ad avere una opinione ma, secondo me, se devi andare online e tirare merda contro tutto… beh…
MH: Il problema dei social networks è che hanno dato alla gente il diritto di parola globale, spesso un diritto che non dovrebbero avere.
S: Esatto! Se devi andare online e tirare merda contro tutto ciò che non ti piace, questo mi dice solo che sei un maleducato. I tuoi genitori ti hanno tirato su molto male. Perché la maggior parte della gente con buon senso non fa queste cose. Ovviamente hanno il diritto di avere un’opinione, ma non è necessario sventolarla ai quattro venti online; perlomeno io non lo faccio. Voglio dire, ci sono un sacco di bands che non piacciono nemmeno a me, ma è una cosa che mi tengo per me! (ride, ndr). Semplicemente perché quella è la MIA opinione. Quindi, come artista, non posso più prestare attenzione a queste cose, non leggo i vari commenti. So che con il primo singolo che abbiamo pubblicato ci sono state reazioni miste, ma comunque vediamo che la canzone ha raggiunto il milione di visualizzazioni (questo il 13 marzo. Verso la fine dello stesso mese il contatore era già vicino al milione e mezzo, ndr), e questo velocemente, in pochi giorni, e tra l’altro ci sono più ‘mi piace’ di ‘non mi piace’. In generale ci sono proprio più ‘mi piace’ che ‘non mi piace’… penso abbiamo, non ricordo, circa ventimila ‘mi piace’ su youtube contro un paio di centinaia di ‘non mi piace’, e questa è un’ottima percentuale. Ci sarebbero molti più motivi di preoccupazione se la gente non ne parlasse. Io lo devo vedere dal mio punto di vista.
MH: In maniera diretta e chiara, senza girarci attorno, cosa diresti a quelli che affermano che non siete più una band black metal?
S: Direi che lo siamo ancora, e che abbiamo mantenuto un sacco di elementi tradizionali del black metal, ma abbiamo disegnato la nostra cosa, che è poi quel che abbiamo sempre fatto. Siamo sempre stati quelli fuori dal coro, gli emarginati nella giungla, quindi non è una novità. È così, alla gente possiamo piacere, o ci possono anche odiare, a me stanno bene entrambe le cose.
MH: Cosa viene ora dopo questo disco? Un tour? Altri dischi? O avete intenzione di sparire per altri 7 anni?
S: Stiamo pianificando un sacco di concerti, tutta roba selezionata.
MH: Anche in Italia?
S: Si! Si! Sicuro! Stiamo mettendo insieme un sacco di cose e pianificando. Non ho ancora i dettagli, ma arriveranno presto… stiamo preparando, iniziamo con i festival, per esempio faremo il primo a Montreal in Canada il 16 giugno (Montebello Rockfest, ndr), poi abbiamo una fila di fest estivi in Europa, e dopo penso ci saranno altre date in autunno (scambiando successivamente due parole con Silenoz, è emerso che potrebbero passare per il nostro paese più o meno a dicembre 2018, ndr). Vogliamo essere un po’ più esclusivi questa volta e prendere solo cose selezionate anziché andare ovunque, ma comunque saremo in tour cercando di coprire il maggior numero di paesi.
MH: Grazie. Un messaggio ai miei lettori, ai vostri fans e chiunque altro si leggerà questa intervista, che vi odino o meno.
S: Penso che se vi piacciono elementi della musica dei Dimmu, allora il nuovo disco non vi deluderà. Credo dobbiate prendervi del tempo nell’ascoltare “Eonian”. Prendetevi del tempo e troverete cose che vi piacciono. E poi, lo prometto, torneremo a suonare in Italia molto presto!
MH: Grazie infinite!
S: Grazie a te!
(Luca Zakk)