(Dark Essence Records) Bella la definizione che si danno, una definizione che parla di hard rock occulto ed addirittura blackned. Effettivamente non sono convenzionali, tipici o comuni. I territori sono estremi, tra black e death, ma non sono queste le loro componenti di base essenziali. C’è molto heavy. Tanto doom. C’è black’n’roll, c’è melodia… quasi mi ricordano l’approccio alternativo dei Tribulation, anche se non hanno veramente nulla a che fare con la band svedese… o forse in qualche modo c’è una remota somiglianza. Sicuramente la divagazione nelle tenebre è molto comune tra le due band. Gli Acârash sono di Olso, sono al debutto e senza perdere tempo già da subito non perdonano, non risparmiano e non deludono affatto. A livello di testi sono pura rivolta, visto che si oppongono a tutto, filosoficamente, spingendo verso una ribellione ancestrale contro tutto ciò che riduce la potenza ed il senso della vita terrena. Intenso ed occulto il singolo di apertura “Cadaver Dei”, un brano travolgente, anche pesante, introspettivo ed incisivo. Epica ed oscura la fantastica “Shadows Roam”, canzone tra il black e l’occult evocativo. Lenta e ricca di melodia in chiave death “Gathering of Crows”, un brano intelligente, tecnico, complesso che non può non far ricordare certe idee del compianto Chuck Schuldiner. Questo feeling si ripete in maniera più esplicita con la title track, mentre “Ashes of the Mortal Mind” è molto più nera, priva di luce, priva di aria. Pesante ma punkeggiante “Legio Obscura”, riflessiva e scenografica “Sacrifice the Winter Wolf “, prima della conclusiva “Cenotaph in Flesh”, un brano finale che un po’ riprende i motivi della opener, creando un cerchio, chiudendo in cerchio, consumando un rituale. Caso particolare: raramente un album riesce ad essere così maledettamente in linea con il nome dell’etichetta…
(Luca Zakk) Voto: 8/10