(Century Media) Una fottuta mezzora di storia. Storia della seconda guerra mondiale. Descrizione super partes della superiore potenza bellica tedesca. I Marduk tornano, tornano descrivendo il lato violento e meno glorioso dei conflitti, del conflitto più recente e famoso. Un po’ come i Sodom, gli svedesi sono ormai legati ad un metallo estremo e belligerante: la loro massima espressione stilistica appare quando descrivono, a suon di blast-beat, la forza devastante e disumana dei carri armati, la violenza incredibile degli ideali contorti, il sangue senza fine di battaglie tristemente storiche. In una mezzora di violenza, i Marduk riassumono fatti, offrono riflessioni, provocano con genialità e conoscenza, porgendosi ai limiti della morale, alimentando con intelligenza ogni forma di repulsione, diffamazione, divieto, censura. Musicalmente siamo forse davanti all’opera meno complessa dei Marduk, ma siamo anche davanti all’album più diretto, esplicito e spudorato. Brani che dal vivo possono solo far immaginare la brutalità di un attacco aereo o la disumanità di un rastrellamento. Dopo 14 album e quasi 30 anni sulla scena, c’è poco da dimostrare ed ancor meno per sorprendere: rimane la violenza, l’atteggiamento irriverente, ed un concepire la musica in maniera immediata, volgare e maledettamente personale.
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10
(Century Media) Ormai i Marduk hanno scelto un triennio come periodo fisso per la gestazione e la realizzazione di una loro opera. La direzione artistica che gli svedesi avevano preso con “Frontschwein” era piuttosto chiara e rappresentava un netto punto di rottura con i precedenti due lavori, più sperimentali e meno scontati del resto della discografia. “Viktoria” riprende quindi il discorso del suo buonissimo predecessore e punta a tracce dirette e molto taglienti. Per fare un parallelo giocando sempre in Svezia e in Century Media, questo album è un po’ come l’ultima opera dei Watain, una bastonata dritta nei denti dove lo spazio per eventuali sperimentazioni o variazioni nel tema è praticamente inesistente. La vena oltranzista dei nostri non è mai stata un segreto e qui trova l’occasione per mostrarsi in tutto il suo potenziale… o quasi. L’appeal è quello giusto, ma a dispetto dei lavori precedenti sembra che ci sia meno ispirazione. Alcuni pezzi come “Narva” sono piuttosto riusciti nella struttura come nel mood finale, per contro canzoni come “June 44” sono francamente imbarazzanti nella banalità e nella mancanza di mordente. È un peccato davvero, perché metà delle tracce di “Viktoria” battono che è un piacere forgiando pezzi di metallo rovente e mostrando il loro lato più battagliero e guerrafondaio. Fosse stato un EP composto solo dai pezzi migliori dell’album, sarebbe stato un colpo assolutamente a segno. Così invece la gittata del cannone è stata notevolmente abbassata…
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 7/10