(logi(il)logic Records/Atomic Stuff) Nessuna pietà. Nessuna delicatezza. Zero rispetto. Totale negazione delle emozioni umane. Dopotutto va bene così, questi SHF non sono umani, non più. Sono tutti morti. Da diversi anni. Sono tutti zombie. Cosa volete gli freghi di noi poveracci con il sangue caldo? Il loro unico problema è evitare che le loro mani putrefatte cadano mentre stanno suonando. Risolto quello, con delle suture oscene, possono tranquillamente torturarci con la loro cadaverica violenza. Loro sono in cinque. E sono pazzi. Totalmente fuori di testa. Credo che nemmeno loro si rendano conto della loro precaria condizione mentale. Gente (o meglio, “gente che fu”, considerando che dal rigor mortis di tempo ne è passato molto) che avrebbe dovuto essere rinchiusa in un posto come il Beelitz-Heilstätten, vicino Berlino. Peccato l’abbiano chiuso. Forse è per questo che sono in giro. La loro musica riflette direttamente la loro condizione ultra terrena ed diversamente normale. Odioso il fatto che questo sia solo un EP, con solo quattro tracce. Mi sarei aspettato di più dall’aldilà! Ma loro sentono le voci. E le voci dicono di aspettare. Magari il prossimo anno. Intanto questi tredici minuti sono devastanti. Il loro genere è quello che avrebbero suonato i Death SS, nel caso in cui, all’epoca, avessero deciso di darsi all’hard rock. Anche la voce di Dr. Freak ricorda quella di Steve Sylvester: tagliente, acida, poco umana, molto perversa. Questi cinque italiani sono sfacciati. Hanno un moniker che fa schifo, quindi indimenticabile. Ogni membro della band si è messo un nome completamente demente. Piccolo quiz: Indovinate cosa suona quello che si chiama “Mr.4”. “Death Become Us”, pezzo giustamente autobiografico, è il biglietto da visita di questi schizoidi. E’ brutale. Potente. Violento. Un hard rock caratterizzato da una energia assurda e da un suono pieno, un suono che ricorda il tuono, cieli che si aprono, devastazione che ricade sull’umanità. “Voodoo Holiday” è spensierata, brutale, ma molto rocking and rolling, con una spolverata di sensazione punk. “Down At The Graveyard” è la vera bomba dell’album. Un ritornello (assurdo) indimenticabile. Un suono violento. La voce del Dr Freak che strappa, lacera, massacra. Una violenza costante, spalmata in un hard rock irresistibile. Un pezzo che dal vivo (posso dire “vivo”?) è sicuramente micidiale. L’EP chiude con la pompante “Ante-Mortem Pictures”, che chiude questo cerchio, questo rituale, introducendo qualcosa di nuovo, più heavy, forse proprio a causa di quelle voci che quelli della band stanno sentendo nelle loro teste. Saranno anche defunti, ma la loro energia è maledettamente viva. Un’invasione dall’oltretomba che avvelena le nostre vite terrene. Magari non ve ne siete accorti, ma è ciò di cui avete bisogno.
(Luca Zakk) Voto: 8/10