(Season of Mist) La musica metal propone da sempre progetti e album realizzati da musicisti noti e non o comunque di spessore, provenienti da diverse realtà. I ‘supergruppi’ si sprecano nella musica metal e forse solo il jazz ne propone di più. Anche gli Vltimas sono un supergruppo, formato da pezzi grossi della scena death metal, Dave Vincent, bassista e voce per anni dei Morbid Angel, il funambolico Flo Mounier, batterista dei brutali Cryptopsy e l’ex Mayhem e Aura Noir dunque non proprio un deather classico, Rune ‘Blasphemer’ Eriksen, chitarrista. Il riff dell’opener e title track ti toglie il cervello e riporta alla mente le fughe di stile di Dave Vincent dai Morbid Angel, per quanto poi le maglie delle chitarre, nelle quali si cimenta anche lo stesso Mounier, sono una sintesi di metal estremo che sovrappone blackened death metal, black e brutal. Evitando di elencare generi e stili, quello degli Vltimas è una totale manifestazione di metal estremo. Un metal anche cattivo e spietato, perché se c’è di mezzo Dave Vincent non ci si può aspettare qualcosa di atmospheric, giulivo o mistico. “Something Wicked Marches In” è davvero il prodotto di quanto i tre possono fare insieme. La loro ideale fusione. Avendo collaborato in passato, Blasphemer ha presentato a Flo Mounier dei pezzi, con l’idea di incidere un album insieme e una volta rifinite quelle canzoni insieme ad altre nuove nello studio di casa in Portogallo di Blasphemer, quest’ultimo pensa di contattare per la voce Dave Vincent. In Texas sono nate le aggiunte di Vincent al materiale ricevuto dai due suoi colleghi, oltre a qualcos’altro di nuovo proposto. Alla fine nel maggio dello scorso anno i tre si sono ritrovati in un studio inglese, l’Orgone di Woburn, per incidere questo album. “Marching On” o “Monolilith”, per esempio, esemplificano la genesi e formazione di questo progetto, con interventi di ciascuno che danno l’impronta e il resto che è un contrappeso nato dallo stile e storia degli altri. Nell’album si odono melodie tipiche di Dave Vincent, attraverso un riffing graffiante e variopinto di Blasphemer. Senza dimenticare i contributi di Mounier alla chitarra, per quanto poi il batterista faccia ciò che ha sempre fatto, continuare a pestare come un polipo impazzito anche in questo progetto. Cambi repentini, segnati da evoluzioni sulle pelli, sei corde che macinano cose su cose, il basso che vibra in maniera inquietante, è il turbinio infernale, l’atto estremo di tre poeti della maledizione. “Last Ones Alive Win Nothing”, blanda e insinuante, oppure “Diabolus Est Sanguis”, estrema e cattiva, funzionano alla perfezione e portano l’ascoltatore a tirare le cuoia. Si resta annichiliti di fronte alla potenza di Vincent e soci, quanto impressionati per l’esecuzione. Non da meno spaventati per quel sottile, torbido e perfido flusso melodico che serpeggia dall’inizio alla fine dell’album.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10