(Eleven Seven Music/EMI) Shhh, zitti! Non dite nulla, ma questa recensione non avrei dovuto farla io. Non competeva a me, ma ad un collega che si occupa di questo genere, ma io sono sempre stato leale in redazione e come tutti i bravi ragazzi ogni tanto un peccatuccio dovrò pur commetterlo. Dannazione, è pur sempre un sito di heavy metal, mica un sito di neocatcumeni, e poi io mi faccio di black metal quindi…vi racconto l’origine del mio peccato. Arriva in redazione il comunicato su questa band, che non ho mai sentito. Cosa? Hanno fatto già cinque album? Si ok, ed io conosco l’altra metà delle cose che non conoscete voi! (bugia). Nel comunicato c’era anche il video di “Gluttony”. Il filmato parte e c’è questo estremo clima festaiolo, pieno di immagini peccaminose e lussuriose. Più di tutto c’è lui, Josh Todd, un tizio che per somatica sembra un incrocio tra Steven Tyer e Keith Richards e con la voce sporca e, ancora di più, attorno a lui ci sono quattro individui, che voi di certo conoscerete, visto che mi suggerite che la band esiste dal 1995 (ma solo Todd e Keith Nelson, mi insegnerete, sono i due della prima formazione), che suonano un rock ‘n roll pauroso. Devastante. La cosa più singolare è che guardando il video ho pensato che la band fosse un manipolo di astuti rockettari, consci di saper toccare le note giuste per mettere in piedi una canzone e magari abbinandola ad immagini erotiche, così da colpire l’immaginario collettivo dei fans. Tuttavia “Gluttony” è una canzone elettrizzante. Non si discute. Pochi giorni fa arriva l’album ed io ormai mi ero dimenticato della canzone, del video e perfino del nome della band. Avviando l’esecuzione di “Confessions” m’imbatto immediatamente in “Gluttony”. Sorrido e penso che questo album lo comprerei subito anche solo per quella canzone; un genere di azione che in passato ho compiuto. Intanto l’album scorre e penso che questo rock svampito (solo?), pieno di vita, strafatto (Todd non è un santo vero?), iniettato di blues, riferimenti southern, sleaze e magie varie sia fenomenale. Ci sono diverse buone canzoni “Seven Ways to Die”, “Wrath”, ovviamente “Gluttony”, “Air”, la strappacuore “Sloth” e…insomma, sono tredici canzoni e credo valgano qualcosa più o meno tutte. Ovviamente mi sono poi documentato su chi siano i Buckcherry (piogge di dischi di platino), ma che importanza ha visto che non ho ascoltato i precedenti lavori e non poteri fare un confronto. Magari vi aspettavate l’analisi di “Confessions”, di questa band che tutti vi conoscete tranne me – magari anche colui che doveva prendere questo album? Chi può dirlo! -, da un giornalista competente e invece vi trovate qui a scrivere un ignorante incosciente. Il rock è incoscienza, lo scrivere di musica e renderne di conto è da incoscienti. La musica si ascolta, non si descrive. Aah, dimenticavo. Se quel tipo a cui ho nascosto questo album viene a chiedermi spiegazioni sul perché non lo ha recensito lui, vi riterrò personalmente responsabili di aver fatto le spie. Badate…
(Alberto Vitale) Voto: 8/10