(Scarlet/Audioglobe) Quando ero un ragazzino, e il power metal era nel suo fiore, internet praticamente non esisteva, e le informazioni sulle band si tramandavano oralmente come se fossero leggende. Avevo appena acquistato, insieme se non sbaglio, “Legendary Tales” e “Visions” quando l’immancabile amico più grande, ovviamente un true defender old style in pelle e borchie, che riteneva inascoltabile tutto quello che non fosse marchiato Judas Priest o Dio, mi disse quasi testualmente “se senti ‘sta robaccia ti piacciono per forza gli Heimdall”. Con una meticolosa ricerca scoprii non soltanto che erano miei concittadini, ma anche che avevano recentemente pubblicato un disco che andava fortissimo in tutta Europa! Comprai “Lord of the Sky” e letteralmente lo consumai, ma ritenni ancora migliore “The Temple of Theil”, che giudico tutt’oggi il loro capolavoro. “The Almighty” e “Hard as Iron”, oltre ai numerosi concerti in cui potei vederli all’opera, mi confermarono che gli Heimdall erano la band power che la ‘pensava’ esattamente come me: vissi davvero come un dramma il loro progressivo sprofondare nell’oblio, e a più di otto anni dall’ultimo disco sono stato fra i primi a festeggiare la loro rinascita live. “Aeneid” ce li ripresenta finalmente sul mercato discografico con un’opera possente, ispirata, a tratti esaltante: con una produzione degnamente armonizzata, e il nuovo eccezionale cantante Gandalf Ferro, gli Heimdall hanno finalmente tutte le carte in regola per un boom europeo. E infatti, “Forced by Fate” è subito perfetta: nei tempi, nel ritornello, nell’interpretazione vocale ruggente e piena di Ferro, che se avesse cantato su “Temple of Theil” lo avrebbe reso uno dei migliori dischi italiani di tutti i tempi. Ci sono un paio di passaggi quasi gotici in “Save you”, mentre la splendida “Ballad of the Queen” ci regala toni acustici dolci quanto drammatici. Bellissima anche “Gates of War”, che un mood un minimo più moderno trasuda classe ed energia! “Hero” è la forza incontaminata del power metal metà anni ’90, mentre “The last Act” è l’epos sostanzioso che deve necessariamente accompagnarsi ad un concept di così alte ambizioni. Felicissimo di dirlo: gli Heimdall sono tornati!
(Renato de Filippis) Voto: 8,5/10