(Antiq Records) Stranissimo ed originale progetto francese al debutto. Dorminn, moniker, titolo ma anche il nome scenico dell’artista dietro questa one man band, è una realtà musicale collocabile nei paraggi del dark ambient e del neofolk, musica sciamanica, rituale, atmosferica ma con la decadenza e l’odio che generi come il black metal possono diffondere. Le quattro tracce sono percorsi spirituali e sonori, basati su linee vocali corali ma anche a tratti strazianti, percussioni provocanti ed un vasto range di strumenti etnici, appartenenti a diverse culture, diversi continenti ed origini. Anche i culti e le tradizioni evocate dall’artista sono di variegata provenienza, e si fondono in un’unica entità: pertanto Dorminn non è un progetto come, ad esempio, i Wardruna o i Wolcensmen che puntano a dei target culturali o letterari ben specifici; Dorminn è oscurità sciamanica e tribale a 360 gradi, senza confini o limiti. Altro fatto interessante è una non prevedibile attività dal vivo per una simile one man band: Dorminn si esibisce da solo o con pochi ospiti. Suona tutto lui e, tramite un looper pedal, crea sequenze che vengono ripetute, creando ambientazioni, mentre nei panni di uno sciamano esegue i suoi rituali scenografici. Un ascolto profondo dell’album rivela una innegabile radice black metal: “I” sembra folk medioevale/celtico, ma è impossibile non riconoscere una variante del black metal, grazie al tremolo della chitarra acustica ed occasionali linee vocali disperate. Molto ipnotica e con percussioni favolose la seconda traccia “II”. Lo stesso vale per la terza, “III”, la quale tuttavia verso la parte finale innalza un senso di inquietudine, di dannazione, di rituale orientato a dimensioni proibite. Più liturgico e necessariamente supportato da organi l’ultimo brano, “Zurghtapre (Chant d’éternité I)”, cover di un’altra realtà francese, ormai scomparsa, ovvero Moëvöt, dark ambient one man band con una discografia sostanzialmente non ufficiale e mai pubblicata. Moëvöt è sicuramente un punto di ispirazione per Dorminn, come lo è sicuramente Yele Solma, altra realtà ethno-ambient pubblicata dalla medesima label. Interessante un ultimo dettaglio, sicuramente di alto valore per coloro che guarderanno al progetto con occhi provenienti dalle varianti più contorte di black metal: l’intero album è stato registrato su un vecchio registratore a nastri degli anni ’70, ovvero un S4000R di un’azienda spagnola che si chiamava REMCO; l’artista ha fatto questa scelta per rendere più organico il suono, più naturale e grezzo, lontano da produzioni digitali… ‘per respirare nella musica un antico e sporco garofano’. Oltre mezz’ora ricca di suggestione, ipnosi, fascino e tetro magnetismo.
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10
Nei due video seguenti, il processo di registrazione e un teaser dei concerti: