(Massacre/Audioglobe) Scopro gli inglesi Damnation Angels per puro caso, ma li includo immediatamente fra le band di cui seguirò le gesta! Fondati nel 2006, ma giunti solo oggi al debut sulla lunga distanza, propongono un power metal ai confini col gothic che si caratterizza per un songwriting corposo e intelligente. Dopo l’intro “Ad Finem”, non superflua bensì di grande impatto, “The longest Day of my Life” stupisce subito con i suoi dieci minuti di epicità e potenza; ho notato alcuni passaggi che vanno nella direzione intrapresa dagli ultimi Stratovarius, ma in generale abbiamo tastiere pompose e chitarre molto pesanti, da Kamelot o Avantasia di qualche anno fa. “Reborn” ha un piacevole tocco gotico in più; al cento del disco una suite in quattro movimenti, che comprende anche la titletrack. La parte più interessante è “Someone else”, dalla struttura molto convincente, in un crescendo pomposo che mescola il meglio del power alla Nightwish e del gothic alla Evanescence; ma nella stessa suite convince anche la parte finale, “Shadow Symphony”, che ha toni pieni, drammatici, cinematografici. Splendido l’ultimo brano: “Pride (The Warrior’s Way)” sfrutta maestosi toni orientali per strutturare dieci minuti cangianti ed evocativi, che sarebbero stati benissimo in un film come “L’ultimo Samurai”. Un newcomer scoperto prima dal lontano est (in Giappone il disco è disponibile da più di un anno) che qui in Europa, che la Massacre ripesca con intelligenza.
(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10