(Sleaszy Rider Rec.) Il successore di “Frenzied” esce quattro anni dopo e con una formazione parzialmente rinnovata. I greci In Utero Cannibalism ritornano con un death metal carnale, potente, il quale è più vicino alle tendenze americane, mentre quelle europee mi sembrano guardare alla Polonia. Tappeti ritmici srotolati con blast beat continui, rullate repentine, e su tutto tramano chitarre dalle melodie inquietanti, schizofreniche, quasi “gore”, e strutture poderose. Una mazzata continua questo “Sick” e tale da risultare soffocante nella sua insistente violenza ossessiva. Sembrano dei Deicide meno infernali i In Utero Cannibalism, i pattern che sposano chitarre-basso-batteria in una simbiosi estrema e totale, riportano alla mente gli Immolation e non solo. L’ascolto solletica il gusto del deather incallito, al meno nella sua partenza, il problema però è la linearità del songwriting che alla lunga marchia di una innegabile ripetitività le canzoni.
(Alberto Vitale) Voto: 6/10