Era nelle ovvie possibilità di essere annullato, come aveva spiegato QUI lo stesso organizzatore Ben Barbaud, ma da qualche giorno è ufficialmente così: l’edizione di quest’anno dell’Hellfest, che si svolge come ogni anno in Francia a Clisson, non avrà luogo. Il motivo, manco a dirlo, è dunque a causa della pandemia che viviamo nel mondo intero.
Il presidente francese Emmanuel Macron all’inizio di questa settimana ha annunciato al popolo della sua nazione che il confinamento durerà fino all’11 maggio. Proprio in aprile dovevano avere luogo, come d’abitudine, i lavori per l’allestimento del festival (previsto tra il 19 e il 21 giugno) e dunque l’impossibilità di preparare fisicamente la location, invalida ogni speranza.
Necessario per l’organizzazione ricevere comunicazioni ufficiali, arrivate con comprensibile lentezza, che cancellassero qualsiasi possibilità dello svolgimento di eventi programmati nei mesi avvenire. Tra questi ovviamente il festival in questione, già sold out da mesi. Il discorso di Macron ha definitivamente messo una pietra sopra, con conseguente possibilità a Barbaud e soci di non incappare in penali per il rispetto degli impegni contrattuali.
Nella summenzionata intervista, l’organizzatore francese, oltre a lamentare perdite economiche. (si stimano a 2 milioni di euro, dunque il 10% del bilancio annuale del festival), ha fatto sapere che va chiarita la situazione con la compagnia assicurativa, l’Albingia, con la quale l’Hellfest ha stipulato alla fine del 2019 (il 17 dicembre) un’estensione assicurativa al precedente contratto, in caso di mancato svolgimento dell’evento, includendo anche il caso di una pandemia. La compagnia assicurativa ha infatti sollevato obiezioni, un cavillo apparentemente non trascurabile e che inficia un qualsiasi pagamento.
Albingia è consociata a Generali e Groupe Pont Neuf, e per bocca del direttore tecnico (a L’Argus de L’Assurance), Laurent Claus, specifica come il contratto è stato siglato per conto dell’Hellfest, da un intermediario, lo studio Legrand di Nantes. Al contratto partecipano anche altre due compagnie, quelle summenzionate, e che Albingia copre solo il 40%. Per la cronaca, Albingia
Claus dichiara, ed ecco il cavillo, che «tutte le nostre polizze assicurative per rischi speciali, che le perdite pecuniarie derivanti da polmonite atipica di tipo SRAS (Sindrome respiratoria acuta grave) [SRAS è SARS in francese, ndr] sono “sempre” escluse. Sul suo sito, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) indica che dei nomi ufficiali sono stati annunciati per il virus responsabile del Covid-19 e per la malattia che causa. Questi nomi ufficiali sono i seguenti: per “la malattia da coronavirus 2019 (COVID-19)”, per il virus “coronavirus della sindrome respiratoria acuta grave (SRAS-CoV-2)”».
In sostanza per l’assicurazione questo significa che è il virus che si impone sulla terminologia di pandemia, nella lettura del contratto. Cioè il “coronavirus 2019 (COVID-19)” causa come malattia una “sindrome respiratoria acuta grave (SRAS-CoV-2)”, proprio un tipo di malattia che Albingia non contempla nei propri contratti.
Essendo stata integrata una copertura supplementare a fino anno, Claus precisa che l’esclusione della SARS dai loro contratti esiste dal 2003, per tanto «come potremmo aver citato il nome di una malattia senza conoscerne il nome? Non escludiamo la malattia, escludiamo il virus che la causa. Il virus che causa questa malattia è SRAS-CoV-2, in questo caso è SRAS. Tuttavia, le nostre clausole escludono ogni tipo di SRAS, passata o a venire, che si tratti del SRAS CoV del 2003 o di quello che conosciamo, il SRAS-CoV-2 del 2019 e più in generale di qualsiasi altro virus tale da causare una polmonite atipica, sono esclusi dalle nostre polizze assicurative»
Albingia da gennaio ha aggiornato la propria lista di malattie e polmoniti atipiche e di fatto non ha toccato i termini e le clausole dei contratti, che verranno gestiti tutti allo stesso modo. Un aggiornamento affatto retroattivo perché «sono solo informazioni aggiuntive che non modificano la versione precedente dei contratti».
In tutta questa faccenda però emerge ancora un aspetto, perché alla domanda posta a Laurent Claus sul pagamento della quota assicurativa da parte dell’Hellfest, costui dichiara «La quota ci è stata regolata per versamento dall’intermediario [lo studio Legrand, ndr] e questo versamento è avvenuto all’inizio di aprile, ha soltanto qualche giorno [l’intervista è del 15 aprile, ndr], mentre la pandemia era già stata riconosciuta dall’OMS e che il confinamento era già iniziato. Io non mi spiego questo ritardo tra la firma del contratto e il versamento del premio».
Secondo Le Monde nel contratto figura un elenco delle esclusioni dei possibili indennizzi. Sono due però i punti forti per l’organizzazione del festival. Le perdite pecuniarie devono risultare da un divieto amministrativo o da una revoca di autorizzazione amministrativa. È proprio quest’ultimo sarebbe il caso, secondo l’organizzatore Ben Barbaud. I contratti devono essere firmati prima del riconoscimento ufficiale delle pandemie da parte delle autorità francesi o dell’OMS. Anche in questo caso, per Barbaud e chi lo assiste, fanno proprio leva sul fatto che i contratti assicurativi (costati 175mila euro) sono stati firmati prima del riconoscimento ufficiale della pandemia da parte delle autorità francesi o dell’OMS. Ben Barbaud fa presente che la SRAS è una malattia comparsa nel novembre del 2002 e si è manifestata fino al 2004, che il contratto è stato firmato prima che OMS e autorità del paese riconoscessero questa nuova pandemia che è stata poi inclusa nella lista delle pandemie dalla stessa Albingia a riconoscimento avvenuto. Albingia, da parte sua fa sapere che il nome di Covid è SRAS-CoViD-2, dunque stessa denominazione di un qualcosa già esistente.
Nella lista delle esclusioni figurano, oltre alla SARS come già spiegato, epidemia da influenza aviaria, il virus dell’Ebola e pandemie riconosciute sia dalle autorità francesi e dall’OMS. Vi sono altre voci nell’elenco, ma le due controparti fino ad ora non le hanno elencate tutte.
Nel mentre è possibile che a scrivere la fine di questa storia saranno gli avvocati di Barbaud, delle banche che lo hanno finanziato e quelli dell’Albingia e consociate. Oppure un giudice.
(Alberto Vitale)