(Massacre Records) So che per i true defenders dico un’eresia, ma saluto il ritorno dei Fairyland quasi come ho salutato quello dei Cirith Ungol!!! La band di Philippe Giordana mancava dalle scene non da 29 anni, ma da ‘appena’ 11… eppure la sua assenza aveva lasciato un vuoto negli appassionati della scena symphonic power, che tra l’altro in questo decennio è andata prossima alla scomparsa! Lietissimo, dunque, di ritrovarli con il quarto disco (che narra leggende e storie che fanno da prequel agli altri tre dischi) e con l’italianissimo singer Francesco Cavalieri dei White Rose. Dopo l’intro, sinfonica come da tradizione, “Across the Snow” dimostra che i Fairyland non si sono ‘svenduti’ ai cambiamenti del mercato: lo strumento dominante sono sempre le keys, che sembrano provenire da tutte le parti e sostengono un brano mai veloce, mai violento, di un power solenne, pomposo e solare. “Eleandra” ha qualche passaggio più teso, ai confini del progressive, e funziona l’alternanza delle voci fra Francesco ed Elisa C. Martin, prima, storica singer in formazione; fluviale, trionfale e mirabile “Heralds of the green Lands”, con un refrain che non si dimentica. Con “Alone we stand” aumentano sia la dimensione sinfonica che i ricami folk; come è tradizione, nel disco non manca un lungo strumentale (e dunque un vero brano), “Mount Mirenor”, che andrebbe benissimo per i titoli di testa di un film fantasy. Dodici minuti per la suite, “Of Hope and Despair in Osyrhia”, con Francesco ancora una volta sugli scudi: le suite del secondo e del terzo album mi appaiono ancora inarrivabili, ma questa si difende benissimo, passando per tutte le latitudini del sound. Degna conclusione è la dolce ballad “The Age of Light”, che fa da pendant agli “End Credits” con cui i francesi ci avevano salutato undici anni fa. Pomposo, squillante, eroico, solenne, il symphonic power dei Fairyland è manna per i nostalgici di Rhapsody, Thy Majestie, vecchi Dark Moor, vecchissimi Sonata Arctica, e in generale di quella stagione del ‘power fantasy’ che ormai sembra morta e sepolta.
(René Urkus) Voto: 8,5/10