(Avantgarde Music) Inquietante. Una esperienza sonora che disintegra la psiche, disturba la coscienza, porta alla follia. Sono Italiani. Sono sconosciuti. Però creano qualcosa di nuovo, di diverso. Di letale. Black metal che si avvia verso il proprio futuro. Atmosfere tetre, depresse, mortali, ai confini con il Doom. Decadenze che ricordano Burzum da una parte e Svarti Loghin dall’altra. Ma con una caratteristica personale, rielaborata, distintiva. Il suono risulta premeditatamente semplice e sporco. La voce non è eccellente, ma perfettamente adatta all’atmosfera, un flusso di sensazioni che trasudano sofferenza, martirio, oppressione, il tutto spesso accentuato dall’uso della lingua italiana. A tratti black, a tratti ambient. Spunti doom. Concetti jazz. Un assurdo incrocio di post black metal, funeral doom, depressive e progressive. E’ arduo individuare i confini sonori di questi quarantotto minuti divisi in quattro monumentali pezzi. Quattro tracce che sono una continua sequenza di movimenti sonori, un dedalo di angoscia che che porta dalla luce all’oscurità totale, un oblio della mente che appare irreversibile. L’album si rivela come concept, a partire dal titolo stesso fino ai singoli titoli delle quattro tracce in sequenza. Notevole come i questi titoli siano perfettamente in linea con ciò che viene espresso musicalmente. “Luminosità” propone momenti quasi idillici, rinchiusi in un black metal diretto con atmosfere musicali che sentenziano quasi la morte stessa dello stato luminoso. Ci si sposta verso “Saturazione”, uno stato intermedio tra luce e non luce. La traccia rivela l’inquietudine umana di questo stato di transizione, di instabilità, di mancanza di basi solide. “Ombra” è un capolavoro. Destabilizza l’ascoltatore. Lo accompagna dolcemente verso l’oblio, verso la perdizione. Momenti dolci, momenti aggressivi con un black metal vecchio stampo, fino al gran finale che si ispira, in maniera geniale, ad atmosfere Jazz. La conclusiva e monumentale “Oscurità” marca la fine del cammino. Si arriva alla conclusione di questo percorso deviato, questo sentiero verso l’ignoto. Sensazioni di terrore. Stati di ansia ed inquietudine elevati alla massima potenza. Pezzo estremamente sperimentale che si scosta leggermente dal resto dell’album, evidenziando l’approdo verso un nuovo orizzonte fatto di tenebre impenetrabili che avvolgono completamente, che annientano con odore di marcio, di morte, di decomposizione. Un capolavoro di sensazioni in chiave oscura. Con questo disco gli Asofy creano una pietra miliare dell’evoluzione della musica oscura. Prendono per mano l’ascoltatore e lo accompagnano verso una dantesca rivelazione degli inferi, siano essi spirituali, mentali o semplicemente il risultato di un’evoluzione sociale perversa che non offre alcun futuro.
(Luca Zakk) Voto: 8/10