Giornata di merda.
Guido sotto un sole desertico per tutto il giorno. Macino oltre 500km. Arrivo a casa. Faccio una doccia gelida. Non ceno. Non avevo pranzato. Risalgo sulla stessa macchina, ancora calda, e riparto per altri 80km di strada. Arrivo a Fontanafredda, presso i Western Studios. Lo spettacolo sarebbe stato un open air, ma il rischio di “open rain” ha fatto deviare l’organizzazione verso un tetto. Arrivo. Parcheggio. Chiamo CCMuz. Nulla. Mi presento in porta, ed ovviamente il mio nome non è presente tra gli accreditati. Richiamo il Muz. Richiamo. Richiamo. Dopo un milione di chiamate ascoltando la merdosissima voce che con fare falsamente erotico mi annuncia che l’utente è farsi i cazzi suoi, decido di pagare l’ingresso. Tanto poi mando la ricevuta al direttore, il quale mi rimborserà mandandomi a fare in culo. Nel frattempo sono io che mando a fare in culo il Muz. Ma tanto lo farei comunque, e lo farebbe pure lui nei miei confronti. Non serve un vero motivo. Entro nel locale, o meglio, negli studios. I Jester sono in pieno sound check (ecco perché non rispondeva…). Muz e Zapp mi vedono e….
Un momento.
Torniamo indietro nel tempo.
Sabato 29 Giugno 1991. Cazzo, ero un ragazzino. Un ragazzino di un paesotto di provincia, mica sono cresciuto a Milano, a Torino, a Roma. La ribellione era li alle porte, ma ancora troppo ben difesa dalla routine paesana, dalle vacillanti parrocchie, da una mancanza sostanziale di vita vera. In una cittadina a trenta km da casa mia accade un evento. Un concerto di Metal Estremo. Francamente non me ne fregava un cazzo di chi suonava, credo che nel negozietto dove mi rifornivo, gli ellepì di questi non arrivavano proprio. Tiro fuori l’abbigliamento proibito (jeans devastati, cintura con borchie) prendo un treno e vado al concerto. Sul treno poi, conosco altri sfigati provinciali come me. Facciamo gruppo. Un po’ l’orda dei contadinotti (di provenienza, io non so coltivare nemmeno le erbacce) della vallata che scendono a scatenare l’inferno. Altri tempi. Altra comunicazione. Altri ideali. Guardatevi questo disegno:
Cazzo, ho sempre sognato di incontrare “SANDRO ’71 FROM R.C.”. Anzi, se mi leggi, contattami. Ti devo ringraziare. Questo disegno che fu pubblicato su HM fu per me essenziale. Lo ingrandii fino ad un A3 e lo appesi in camera tra mille altri poster. Ora? Di cazzate simili sono pieni i social network. Ogni giorno. Altri tempi. Altri stimoli. Altre sensazioni.
Arrivai a quel concerto, quel Sabato 29 Giugno, 1991. Sul palco: Cro-Mags, Jester Beast, Upset Noise.
12,000 Lire erano tanti per un ragazzino. Sicuramente molti di più dei 10 Euro di ingresso per l’evento di Agosto 2013 (al cambio l’evento del ’91 costò 6 Euro poco più… il che rende quello del 2013 praticamente un regalo, o quello del ’91 estremamente costoso!).
Quotando uno che ho conosciuto a quello storico concerto: “non fu un pogo, fu una rissa”. Si volava dal palco, ci si drogava, si fumava di tutto. Noi. Le bands pure. Non ho molta memoria di quello show, tranne di un paio di voli dallo stage, uno di questi terminato con bastardissima apertura del pubblico. Credo non se ne sia accorto nessuno. Forse nemmeno io.
Uscii da quel concerto con l’autografo del cantante dei Cro-Mags (John Joseph all’epoca?).
Da quel concerto uscii anche con un vinile. Un vinile con una copertina fighissima. Un vinile unico, memorabile, speciale nella storia del metal, specialmente italiano. Un vinile che conservo ancora gelosamente. Si tratta di “Poetical Freakscream” dei Jester Beast. Album che avrebbe dovuto cambiare le sorti del metal Italiano, avrebbe dovuto cambiare la vita ai Jester Beast.
Da quel giorno sono passati ben 22 anni. E di cose ne sono successe molte. Un giorno, già nell’epoca dei social network, stavo appunto ascoltando quel vinile quando mi chiesi “ma che fine avranno fatto?”. In qualche modo trovo una pagina myspace o facebook. Ed in qualche modo accedo al profilo di CCMuz. Profilo che chiaramente dimostrava che la sua passione non erano solo le chitarre ma, e forse di più, le moto sportive. Quale coincidenza! La mia stessa droga. Fu così che nacque la nostra amicizia. Un’amicizia sincera, senza requisiti, o cose dovute. Semplicemente andiamo d’accordo, non ci vediamo mai, ma ci sentiamo spesso. E’ per questa ragione che nonostante la giornata di merda, alla quale sommo alcuni problemi fisici derivanti da un incidente su due ruote, per nessuna ragione al mondo mi sarei perso lo spettacolo di Pordenone.
Torniamo al futuro. Torniamo al 9 Agosto 2013.
Entro ai Western e Muz corre ad abbracciarmi, riempendomi di baci per la troia che è. Zapp è sinceramente felice di vedermi, e i due più nuovi membri della band spuntano dal nulla e mi ringraziano per la presenza (e per l’intervista che avrei fatto poco dopo).
Come sono i Jester Beast di persona? Stiamo parlando di gente che oltre 20 anni fa è stata in tour con bands quali i Morbid Angel. Gente che se non fosse vissuta in Italia, forse, sarebbe famosa, non so se anche ricca, ma sicuramente famosa. Gente con le palle, gente che sa fare musica. Gente che dovrebbe stare lassù, non certo quaggiù.
Ma i Jester Beast sono fondamentalmente fedeli alle radici, a quelle radici underground, a quelle origini provenienti dalle periferie industriali di Torino, dove -e quando- l’eroina era così economica che rovinarsi la vita era quasi ovvio.
Prima del concerto discutono come vecchi amici di cosa inserire in scaletta. Scaletta che scrivono su un cartone della pizza che hanno appena mangiato (che poi Steo “fotocopierà” a mano su altri cartoni di altre pizze).
Sono impegnati ad organizzare il concerto per il pubblico accorso, ma visto che hanno il pennarello non negano a nessuno un autografo, magari sul mitico storico vinile….
…. e non negano nemmeno delle foto e quattro chiacchiere con i fans, con alcuni dei quali discutono di come fu “quel” concerto del 1988 (!!!!).
Quasi come se la stampa non li avesse mai cagati, quasi come se fossero dei novellini della scena, si emozionano per l’adesivo che METALHEAD.IT regala alle bands che incontra. Sono così felici che tali adesivi finiscono sulla chitarra di Muz e sulla cassa di Roby. E ci rimangono.
Personalmente? Credo la band più simpatica che io abbia mai incontrato. Così simpatica che ci ho chiacchierato tutta la sera, perdendomi il concerto di tutti i supporter (con i quali mi scuso…).
CCMuz è una persona il cui unico aggettivo valido è “dolce”. E’ gentile, calmo, generoso. Mi ha pure voluto rimborsare i 10€ del mancato accredito. Non li volevo, poi ho pensato ai 12,000 Lire del 1991, ed ho accettato (ok, mi ha minacciato!). Una persona assolutamente fantastica. Davvero, è difficile capire senza incontrarlo. Ma se correte in moto come noi due, non è poi difficile incontrarci nei vari autodromi d’Italia o all’estero. Muz sul palco si trasforma. Un mostro. Cambia faccia, letteralmente. Scatena accordi impossibili, con progressioni assurde, che sono poi la base dello stile dei Jester Beast. Lo fa con scioltezza, senza nemmeno mai guardare la chitarra. E’ molto difficile rendersi conto di quanto virtuoso sia questo artista se non lo vedete dal vivo. Pensate che dieci minuti prima del concerto mi ha detto “sto male, sono stanco, credo di avere un malore. Ho bisogno di andare sul palco per sfogarmi”. Quest’uomo è un fenomeno. Suonare, a modo suo, è quasi un bisogno essenziale del suo corpo. Ed il risultato è letale.
Steo Zapp è gentilissimo. Chiaramente il filosofo della band. Fondamentalmente hippie, un hippie senza tempo e senza età, pieno di filosofia, pieno di parole, di pensieri. Sempre uguale al Zapp che si vede sul palco, un individuo che ha innalzato il suo modo di essere a forma d’arte.
Roby Vitari: il nuovo batterista, o meglio il batterista di questa reincarnazione dei Jester Beast. Patito del controllo. Cura l’immagine. Cura i dettagli. E cura il ritmo con sublime maestria. Per un hippie ed un malato della velocità è forse la persona perfetta da tenere dietro le pelli, oscuro regista di un teatro degli orrori che rifiuta di mandare in onda la sigla di chiusura.
Duracell è proprio una batteria. Anche lui new entry della seconda vita della band, fa del suo ruolo, il basso, una missione. Crea quel groove infernale sul quale CCMuz scatena la sua furia. Preciso, assolutamente preciso. Io credo che Muz manco lo senta suonare. Sono del parere che Muz semplicemente sa che su Duracell può contare sempre, comunque e dovunque. Perché è una batteria? Comparato al relax meditativo di Steo e CCMuz, il modo di fare di Duracell è decisamente elettrico. Ed i salti che fa sul palco devono essere qualche scarica di fulmine residua, ma inesauribile.
Il concerto è fantastico. Li osservo con attenzione. Sono maledettamente in forma. Davvero in forma. Sembra non siamo passati tutti questi anni. E’ quasi incredibile. Resto veramente impressionato da quello che vedo e noto con piacere che i fans, dopo il concerto, cercano di ottenere autografi e foto a tutti i costi, comprando anche moltissimo merch, incluse alcune copie superstiti di “Poetical Frakscream” in vinile.
Serata stupenda. Poca gente, ma piena di calore e di passione. Tosti anche i gestori del locale, un locale che lascia divertire, lascia scatenare, un locale che ha una sola regola, messa in chiaro un po’ ovunque: “vietato fumare” (dentro, ndr)…
Dopo 22 anni rivedo questa band storica. Mentre scrivo queste righe, posso ancora dire che i Jester Beast sono la prima band che vidi, ed anche l’ultima.
Duracell mi ha chiesto di scrivere male della band e del concerto; perché scrivere male fa bene all’immagine.
OK. Ragazzi, fate schifo, ma io vi amo tutti comunque.
Però…. io non so mentire. So solo che ci sono poche bands italiane che hanno rappresentato qualcosa per gente come me. I Jester Beast sono senza dubbio una di queste.
(Luca Zakk)