(Immortal Frost Productions) L’incanto prosegue, dopo ““Sin4tr4” (QUI). Gli Australasia con “Vertebra” espandono le proprie percezioni e accarezzano quelle dell’ascoltatore, attraverso un percorso tra post-rock, di tipo ambient anche grazie all’inserimento di synth e situazioni quasi drum ‘n bass. Una poesia senza fine questo lavoro. “Aorta”, che apre la pubblicazione, è un post-rock che melodicamente riprende Badalamenti e Einaudi. L’idea di basare le armonie su scenari e arpeggi cantilenanti di chitarre che sembrano quasi dei carillon, si srotolano lungo il percorso musicale, ma “Aura” ecco proporre quell’elettronica densa, celestiale, poetica, immensa. E’ un paradiso questo pezzo e quasi farebbe gola a Robert Del Naja e i Massive Attack. “Volume” è forse uno dei momenti più fragorosi dell’album, la melodia si addensa e si espande per poco più di 2′, ma lo fa con stile e personalità che si va ben oltre il canonico post-rock che cerca l’effetto. “Vertebra” segue “Volume” e la title track ripropone un arpeggio grazioso, sommesso, un po’ mogio e che pian piano si va ad esaurire nella seguente “Apnea”. Altro arpeggio iniziale di chitarra, ma qui ritorna l’elettronica percussiva e di nuovo la voce femminile (come è avvenuto in “Aura”) in un’esibizione senza tempo per la sua dolcezza e grazia. Quasi stride la successiva e breve (meno di 2′) ma tanto caotica “Deficit”, la quale però nella sua seconda metà trova la giusta forma melodica grazie a dei synth. “Cinema” cala il sipario, ma lo fa in oltre 7′, giocando con il solito arpeggio (se ne abusa troppo?) di chitarre che quasi sembra un congedo malinconico e, di nuovo, ecco i synth che vanno a spegnere progressivamente il pezzo. Non lo so se Gian Spalluto (titolare del progetto, ma sempre assistito da altri musicisti) si sia superato, rispetto a “Sin4tr4”, ma anche questa volta Australasia è una terra magnifica, un luogo d’incanto e quindi anche per questo nuovo album faccio i miei sinceri complimenti.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10