(Death Rides a Horse Agency) Fantastico. Semplicemente fantastico. Un EP che marca il debutto di questa band danese, questa band particolare, innovativa. Musica piena di atmosfera, di emozione, di fantasia. La romantica e angelica voce di Monika Pedersen (ex Sirenia) domina un’idea compositiva diversa, un concetto sonoro che ha la potenza emozionale di una colonna sonora ma che integra profonde componenti ambientali, arricchiti da idee pensate per raccontare storie e sensazioni, stati d’animo e riflessione dell’io. Orientati alla descrizione di comportamenti umani, spinti verso il lato oscuro della vita, i testi risultano belli, elaborati, poetici mentre l’espressività dell’interpretazione vocale di Monika sulla struttura compositiva del leader Leif Nielsen (ex January Jaunt) rappresenta un qualcosa che va oltre la sensazione uditiva del suono. The World State non crea musica da ascoltare, piuttosto si tratta di musica da percepire, da sentire con la mente, con il più profondo essere presente in tutti noi. Quattro i pezzi in questo EP: la title track apre e riesce a spaziare da un ambient che ricorda sia la cinematografia che certe produzioni di Burzum, per sfociare su idee classiche, momenti scenografici incalzanti ed un rock alternativo pieno di pulsazioni, di grinta, di coinvolgimento. “Engine”, dal testo inquietante, è costruita su una linea di basso semplice ma stupenda, e si evolve su un’idea di atmosfera gotica, con la voce di Marika che raggiunge sublimi livelli mentre la ritmica del pezzo crea ansia, mancanza di tranquillità, forzando l’ascoltatore a camminare con scadente equilibrio ai limiti di un baratro del quale non si vede il fondo. Più orientata a sonorità metal, esaltando la vastità di idee compositive del progetto, la bellissima “When The Blackening Shows”. Pezzo strano, con un testo pessimista -una condanna personale ad un oblio eterno- integrante momenti che sfiorano generi estremi (black/death con certi spunti che ricordano artisti eccellenti quali Ihsahn) ma sempre in delicato equilibrio tra l’angelica interpretazione della vocalist, l’integrazione di momenti basati su archi che improvvisamente deviano verso la corruzione di un sound violento, tirato, letale. In controtendenza la conclusiva strumentale “Leave”, un pezzo al pianoforte che scatena un’immensa angoscia, un terribile specchio della psiche capace di mostrare i lati più decadenti della persona. Un EP che alimenta l’intimo desiderio di sentire un full length, al quale la band sta lavorando. The World State è un progetto spontaneo, nuovo, musicalmente trasversale. Un progetto capace di essere aggressivo e struggente, riflessivo ed accusante: candidamente dolce e dannatamente perverso.
(Luca Zakk) Voto: 9/10