(Karisma Records) Mi accingo a scrivere questo pezzo con l’animo incerto e un pochino confuso. Gli Airbag arrivano al terzo album, il primo per quello che mi riguarda come conoscenza della band e per un floydofilo (leggasi come appassionato dei Pink Floyd) è imbarazzante ascoltare dei pezzi piuttosto piacevoli, ma che in un’ipotetica scala stilistica vanno da un minimo di similitudine degli Anathema (come nel caso della titletrack), Porcupine Tree ed altri che hanno fatto, in diversi casi, il verso (nel loro verso) ai Pink Floyd ad un massimo di palese ispirazione o a David Gilmour (come stile di chitarra e conseguenti atmosfere) oppure alla totalità della storica band di Cambridge. Ok, sia chiaro che l’album è davvero piacevole. L’ho già specificato poco più su, ma fate attenzione, perché dovreste essere totalmente a digiuno sui Pink Floyd o non esserne innamorati, per non arrivare alla fine di ” The Greatest Show On Earth” e non sentire l’irrefrenabile istinto di correre ad ascoltare qualcosa dei Floyd! A dire il vero non dovreste nemmeno avere troppe radici nelle sonorità di Alan Parson’s Project, Hawkwind e poi di Ozric Tentacles, Camel e via dicendo per non pensare ogni 10” che questa nota, questo fraseggio, questo passaggio, questi synth, ricordino smaccatamente qualcuna delle suddette band. Perdonate l’arringa, ma è fin troppo spontanea. Addirittura “Silence Growes” ricorda un pezzo solista di Richard Wright (ovviamente il compianto tastierista dei Pink Floyd) su “Wet Dream”. Un saccheggio senza pari! Addirittura la copertina prende a prestito lo stile del compianto Storm Thorgerson, autore delle cover della solita band di Cambridge e di tanti altri grandissimi, anche metal. Non mi resta da dire che la band norvegese è brava, tesse delle belle atmosfere e ha già ricevuto buoni riconoscimenti da riviste illustri. Però…
(Alberto Vitale) Voto: 7/10