(Moribund) Non sono un fanatico del singing in Italiano, specialmente nell’ambito black metal. Ma già dal primo ascolto di “Oracolo Suicida”, terzo lavoro dei Profezia, sono costretto a ricredermi. Un growl lineare, cattivo, sofferto che risulta poetico, drammatico, assolutamente compatibile con le bellissime lyrics nella nostra lingua madre. Godendo di questo fattore inaspettato, mi inoltro in un livello di oscurità soffocante, dannato, malvagio, dove chitarre lineari, ritmiche lontane da livelli complessi fanno da immensa base ad orchestrazioni basate sugli archi, capaci di aprire una nuova porta verso la ricerca dell’atmosfera più tetra. “Oracolo Sucida” non vanta tecnica, novità particolari. E’ un black metal atmosferico, pieno di malevolenza, ma certamente non innovativo o arricchito da riff coinvolgenti. Si tratta proprio di un livello base, sul quale chiunque altro avrebbe collocato un’altra chitarra malata o gli ovvi samples di tastiera… ed è proprio questa la linea di demarcazione che caratterizza “Oracolo Suicida”: trovo immensamente geniale l’uso del violino, strumento che adoro, e che in questo lavoro costruisce una fumosa ambientazione piena di orrore, paura, sconvolgimento. Non è mai dominante, anzi, è sempre collocato quasi con timidezza, ma il suo valore è immenso, e riesce ad incrementare la resa del resto degli strumenti, compresa la voce che, grazie proprio agli archi, non pecca di monotonia o impostazione scontata. Sei le tracce per quasi quaranta minuti di musica coinvolgente, provocante. Vantaggio non indifferente per il mercato nazionale è sentire un growl cavernoso ma chiaro, e grazie ai testi in italiano, ogni blasfemo e tetro messaggio riesce a raggiungere direttamente l’ascoltatore, creando una nuova esperienza di ascolto del genere. Effettivamente è proprio un’ottima idea la scelta linguistica, e mi fa tornare alla mente la similitudine di certi passaggi con “Il Ritorno Della Luce” di Imbolc, il side project del batterista dei Dark End. Al di là dei violini, della lingua, del tono vocale, musicalmente vedo un richiamo ad idee di Burzum, Xasthur, ma con una decisa impostazione personale. Una sorpresa, un disco che trovo appagante, magnetico, attraente, grazie anche una produzione abbastanza sporca (violino escluso) capace di rendere ancora più immondo il feeling globale percepito durante l’ascolto.
(Luca Zakk) Voto: 7/10