(AFM/Audioglobe) Se c’è una band francese di heavy/power metal che valga la pena ricordare, questi sono i Nightmare. Senza contare un lungo split, i transalpini sono attivi da qualcosa come 35 anni, e ultimamente non stanno sbagliando un colpo (ne parlo diffusamente QUI). “The Aftermath” è il nono album in studio e, sebbene mi sembri leggermente più statico del precedente “The Burden of God”, merita comunque diverse lodi. Dopo la breve intro, è cattivissima “Bringer of a no Man’s Land”: Jo Amore sembra ancora più simile a Dio, e vaghi tocchi di elettronica non rovinano (per fortuna!) il sound alle orecchie dei defenders. In “The Bridge of Burning”, verso la fine della scaletta, Jo stiracchia ancora di più la propria voce, e in determinati passaggi devo dire che davvero riesce a ricordare da vicino l’immortale Ronnie James. “Necromancer” è un vero carrarmato; oscura, grazie a un tappeto di tastiere che talora emerge dal sottofondo, “Digital DNA”. Con la solidissima “Alone in the Distance” si chiude un disco che convince, ma più nell’insieme che nei singoli episodi. Per gli appassionati del power più oscuro, su quella linea che parte dagli Helstar, passa per i Rage e arriva, ben oltre i confini del genere, ai Nevermore, una proposta molto interessante.
(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10