(Low Fly) Dall’Irpinia e dal Salento, due regioni a mio giudizio diverse ma accomunate dalla stessa anima mediterranea, provengono gli Emian: il loro debut “Aquaterra” è un susseguirsi di emozioni celtiche, folk e in senso più ampio pagane che, anche se decisamente lontane dalle atmosfere metalliche più consone a questa webzine, potrebbero colpire molto positivamente tutti gli appassionati di sonorità pagan, viking e via dicendo. Purissime e struggenti melodie celtiche ci accolgono nell’opener “A Sailor’s Tale”: funziona benissimo, nella seconda parte del brano, l’armonia fra le due voci di Aianna Egan e Emain Druma. Più sostenuta, ma comunque avvolta da un’aura di fiera tristezza, “The Last King’s March”; ballabile e cortese, nonostante i temi trattati (una battaglia dell’esercito scozzese alla fine del ’600), “Haughs of Cromdale”. “Mother’s Breath” è naturalmente un canto d’amore per la natura generatrice, mentre con “Dulaman” i nostri, in modo alquanto inaspettato, si volgono per tre minuti alle proprie origini mediterranee. Alla fine della scaletta, “Dance in Circle” è un altro invito al ballo e a una spensieratezza mai triviale, ma sembra pervasa da un sottile manto di malinconia. E ora permettetemi un tocco di poesia. Durante l’ascolto, più volte mi è tornato in mente un mio viaggio in Grecia di oltre dieci anni fa, e in particolare un tramonto sul mare visto da un boschetto nei pressi di Olimpia, in un silenzio ‘sacrale’ rotto soltanto da poche folate di vento. “Aquaterra” ha risvegliato in me quel ricordo che mi sembra adattarsi perfettamente alle sue atmosfere, come se fosse un corrispettivo per immagini della musica degli Emian. Spero che, ascoltandolo, capiti anche a voi qualcosa di simile!
(Renato de Filippis) Voto: 8/10