(Limb/Audiglobe) Quando si fa il nome di Jack Starr si cita sempre la sua “espulsione” dai Virgin Steele, che lo ha portato a intraprendere una carriera solista con pochi alti e molti bassi; da qualche anno sembra però che il suo progetto Burning Starr abbia raggiunto una certa stabilità e anche un certo successo fra i defenders. “Land of the Dead” segue a “Defiance”, del 2009, e vanta una line-up di tutto rispetto: al talentuoso singer Todd Michael Hall si affiancano Rhino alla batteria e il fidato Ned Meloni al basso (quest’ultimo è presente in molte delle produzioni targate Starr). Al disco partecipano inoltre, con brevi cameo, Ross the Boss, David Shankle e Marta Gabriel dei Crystal Viper. Non riesco ad immaginare nulla di più classico della titletrack posta in apertura: le armonie vocali sono davvero indovinate ma il ritornello è meno incisivo di quanto dovrebbe. “Twilight of the Gods” difficilmente è un titolo scelto per caso (qualcuno di voi ricorda “The Marriage” parte seconda dei Virgin Steele?); si tratta ad ogni modo di un cadenzato strumentale epico. Il riff e il solo conclusivo di “Stranger in Paradise” hanno molto in comune con le primissime cose dei già citati Virgin Steele; “Here we are” è un altro mammuth di raffinato classicismo. Ottimamente riuscita la power ballad “Daughter of Darkness”, che esibisce finalmente un killer refrain; “On the Wings on the Night”, incredibile ma vero, è un altro titolo virginsteeliano; il paragone con il brano di “Age of Consent” è indegno ma quello di Starr non è disprezzabile. Degna conclusione è la sofferta “Until the End”, dove finalmente la chitarra di Starr assume toni epici. Lo stile chitarristico di Starr non mi ha mai entusiasmato ma “Land of the Dead” è un album solido e dignitoso.
(Renato de Filippis) Voto: 7/10