(Napalm Records) Lo scottish pirate metal degli Alestorm continua a mietere vittime: la band di Christopher Bowes riesce a piazzare un altro buon disco divertente e coinvolgente, senza ridursi alla piatta replica di se stessa e senza scadere nel ridicolo. Mi sembrano due risultati eccezionali per i bucanieri di Perth, sui quali, onestamente, neanche io puntavo più troppo dopo “Back through Time”, certamente godibile, ma con il quale mi sembrava che questa formazione avesse detto tutto. E invece “Sunset of the golden Age”, il quarto full-length di una discografia che conta anche un cd/dvd live, si beve tutto d’un fiato, il talento di Bowes per le melodie vincenti non si è ancora spento, e ci si ritrova, anche senza volerlo, a ridere e saltellare sulle sinfonie piratesche di questi allegri corsari! “Walk the Plank”, la opener, è ben riuscita, con l’aggressività dei brani di “Back through Time”; “Drink” è il singolo e… beh, ovviamente è il singolo, elementare, con il coro da stadio, addirittura dalle parti dei Korpiklaani più caciaroni. Credo che nella stessa regione si spinga la scheggia “Wooden Leg!”, neanche tre minuti da ballare scatenati. Più ‘seria’, addirittura con un afflato epico, “Magnetic North”, e pure “1741 (The Battle of Cartagena)”, nonostante sia aperta da un file midi, svela alcune aperture degne dell’ottima “Captain Morgan’s Revenge”. La titletrack conclusiva, che supera gli undici minuti, ha la potenza e il ritmo per portarci davvero sulle onde dell’oceano tempestoso, nonostante qualche minima lungaggine, e abbandona gli eccessi per un approccio più classicamente symphonic power. Certo, i filler non mancano: “Surf Squid Warfare” è una specie di variazione sul tema di “Keelhauled”, e la cover di Taio Cruz “Hangover” ce la potevamo sinceramente risparmiare. Ma il bilancio conclusivo è certamente favorevole a questa band simpatica e scanzonata, da cui dovrebbero stare lontani tutti coloro che prendono il metal con la massima serietà!
(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10