photokvityQualcosa di speciale, oggi, su MetalHead. Anzitutto, intervistiamo un artista ucraino ancora sconosciuto in Italia, Dmytro Pryymak, che ci presenta il suo progetto Kvity Znedolenykh Berehiv. Ma soprattutto, in questa intervista discutiamo, oltre che di musica, anche nella guerra in Ucraina, affrontando uno scottante tema di attualità. Buona lettura! (versione inglese)

Salve Dmytro, grazie per questa intervista! Allora, come vanno le cose in Ucraina? Vivi vicino alla zona di guerra?

Ciao Renato, grazie davvero per questa opportunità! Le cose non sono andate bene in Ucraina già per un tempo abbastanza lungo, ultimamente. Vivo a Kyiv, che è abbastanza lontana dalle regioni orientali. In ogni caso, per quel che mi riguarda, una invasione straniera rende l’intero paese una zona di guerra, anche se questa guerra resta non dichiarata, e anche se alcune persone vivono abbastanza lontano dal reale epicentro degli eventi. Tutto è iniziato in Crimea per poi passare alle regioni orientali, e probabilmente proverà a diffondersi ulteriormente in tutto il paese. La vita delle persone nelle regioni in cui gli invasori non sono ancora arrivati resta la stessa che è stata prima che iniziasse questa serie di eventi. L’unica differenza è che ognuno sta tentando, come può, di aiutare le forze armate che difendono l’Ucraina contro i suoi vicini sulle frontiere orientali: con denaro, cibo, medicine, equipaggiamento protettivo e via dicendo.

Come musicista e come ucraino, vuoi condividere con noi la tua opinione riguardo questa situazione?

Per quel che mi riguarda la situazione è troppo ovvia per poter dire qualunque cosa. Il problema è che l’Europa sta continuando la sua politica di appeasement, esattamente come negli anni ’30, e il mio paese è diventato una piccola moneta di scambio negli interessi della Russia e dell’Occidente. Ritengo che questa situazione provi semplicemente ancora una volta che noi, gli Ucraini, possiamo fare affidamento soltanto su noi stessi, e non dovremmo cercare alcun alleato né all’Est né all’Ovest. Coloro che sostengono l’aggressione della Russia contro il nostro paese, o credono che non meriti alcuna attenzione, dovrebbero ricordare come è iniziata la Seconda Guerra Mondiale, e quali conseguenze abbia avuto. La Georgia è stata lasciata da sola ad affrontare l’aggressore nel 2008, ora è il momento dell’Ucraina, e chi sa chi sarà il prossimo? Infine, per tutti coloro che avessero qualche dubbio, la Crimea è ed è sempre stata parte dell’Ucraina, e gli invasori saranno espulsi dal nostro paese.

Tutto chiaro. Parliamo adesso del tuo progetto musicale, dei suoi inizi e della sua evoluzione… il suo nome è davvero difficile da pronunciare per un italiano!

Effettivamente, il nome è proprio difficile da pronunciare per gli stranieri, in particolare considerando che è scritto in cirillico: Квіти Знедолених Берегів (che può essere traslitterato come Kvity Znedolenykh Berehiv). Il nome della band significa ‘I fiori delle tristi spiagge’. Credo che le persone a cui piace la musica possano semplicemente imparare il nome, o fare un rapido riferimento ad esso, ad esempio, attraverso la prima parola. Tutti i testi sono in Ucraino così come il nome della band. Ho iniziato questo progetto alla fine del 2013, quando ho registrato “Za nebokray mriy”. Al momento questa è l’unica pubblicazione della band, venuta al mondo in Luglio. Kvity Znedolenykh Berehiv è una one-man-band che trae ispirazione dal lato atmospheric dell’extreme doom metal.

Cosa mi dici invece dei due pezzi sull’ep? Li puoi descrivere? Entrambi sono più o meno di 10 minuti, è solo una coincidenza?

La lunghezza dei due brani, in realtà, è tipica dell’atmospheric doom, così direi che non è una coincidenza, ma piuttosto l’eterna capacità delle cose di sistemarsi nel modo migliore. Il primo pezzo è chiamato “U obiymakh (Tykhi vody)” (che può essere tradotto come “Nell’abbraccio (Acque quiete)”, e il secondo è “Yakby zori”, cioè “Se le stelle…”. Non posso descriverle in dettaglio, o compararle con il lavoro di altre band; penso che l’ascoltatore sarà capace di trarre le proprie conclusioni riguardo la mia musica ascoltandola… per cui lascio questo compito ai tuoi lettori, sperando che trovino nei due brani qualcosa che li colpisca.

Pensi alla tua band come un semplice studio project, o ti piacerebbe suonare dal vivo la tua musica?

Attualmente, Kvity Znedolenykh Berehiv è soltanto uno studio project, e non vorrei cambiare la sua natura in alcun modo. Tuttavia, se ci fosse la possibilità di trovare un’intera line-up e di suonare dal vivo, considererei con piacere questa opportunità. In ogni caso, la struttura del lavoro in studio rimarrebbe sostanzialmente la stessa.

Cosa puoi dirmi sulla scena metal Ucraina? Normalmente ascolto metal ‘non estremo’, ma so che molte extreme band provengono dal tuo paese…

Effettivamente ci sono molte band estreme che vengono dall’Ucraina, come ce ne sono molte che, ad esempio, vengono dall’Italia, ma tutto dipende dalle preferenze personali. Le band ucraine che mi piacciono sono da tempo sprofondate nell’oblio. Se parliamo invece della scena contemporanea, probabilmente nominerei gli Embrace of Silence, una onesta old school death/doom metal band da Izmayil, che potrebbe essere interessante per coloro che amano i classici della prima ondata britannica.

Quali sono i tuoi piani ora? Stai già organizzando qualcosa di nuovo?

Anzitutto, nel prossimo futuro sarà online il sito ufficiale della band (http://uakvity.com), dove saranno pubblicate tutte le novità riguardanti il progetto. Poi sto cercando una etichetta per la band. Intanto, continuerò a lavorare al materiale per il debut album. In ogni caso, a lungo termine tutto dipenderà dalla situazione del mio paese, dato che ci sono alcune cose che vengono prima di tutte le altre.

Grazie per il tuo tempo, ti lascio come da tradizione la fine dell’intervista. A presto!

Vorrei ringraziare ancora una volta te e MetalHead.it per questa grande opportunità di essere intervistato. Spero che i vostri lettori apprezzeranno la musica dei Kvity Znedolenykh Berehiv. Auguro il meglio a tutti voi!

(Renato de Filippis)

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