(Art of Propaganda) Brutalità melodica che tuona dall’Austria. Il moniker -enigmatico- Harakiri For The Sky, nasconde due amici, JJ che si occupa di testi e voce (è anche la mente dietro gli Austriaci Karg, black metal ambientale) e MS (dei Bifröst, sempre Austriaci) , la mente centrale, il compositore e colui che cura tutti gli strumenti. Sono al secondo lavoro ed offrono un black metal evoluto, capace di integrare furia e violenza ma anche una marcata componente melodica la quale genera una intensa atmosfera che risulta contemporaneamente glaciale e… calda. Avvolgente. I tempi accelerati si alternano sapientemente a ritmiche più coinvolgenti, più introspettive, come quelle presenti sull’ottima “Nailgarden”. Orientati attorno alla suprema concezione della morte, infatti sia il moniker che il titolo hanno a che fare con il suicidio (“Aokigahara” è una foresta ai piedi del monte Fuji in Giappone, anche nota come Foresta dei Suicidi, legata a figure demoniache nella mitologia del paese, dove -effettivamente- sembra si consumino molti suicidi), riescono tuttavia a suonare un black metal intenso, dinamico, certamente oscuro, ma lontano dalle sonorità del depressive black metal, ed offrendo -piuttosto- uno sguardo verso certe idee post black metal. Molto bella e catchy “Gallows (Give’ Em Rope)” una mid tempo travolgente, dove l’ottimo growl del singer si adatta alla perfezione. Bellissima “Homecoming Denied” ha una intensa componente melodica, mai veloce, sempre struggente, malinconica, triste. Più marziale “Parting”, leggermente più aggressiva “Jhator” che comunque trasuda una melodia irresistibile. Intensa e mistica “Homecoming Denied”, mentre “69 Dead Birds For Utoya” è ricca di melodia ai confini della sinfonia, con una caratteristica che sta in equilibrio tra il trionfale ed il rassegnato. Il disco celebra la morte ma anche l’amicizia artistica: non solo tra i due musicisti che compongono la line up, ma anche tra bands della scena, tutte bands con le quali gli Harakiri For The Sky hanno suonato in tour (Italia compresa). Infatti su quattro pezzi sono presenti, come guest vocalists, artisti appartenenti ad altrettante bands black metal: Agrypnie, Heretoir, Fäulnis e Whiskey Ritual. Interessante la bonus track (solo per la versione in vinile) posta in chiusura, ovvero “Mad World” dei Tears For Fears, un pezzo estremamente malinconico, nella versione originale, che integra una componente demoniaca e disperata nella versione degli Austriaci. Un disco diverso, lontano dal black convenzionale ma comunque capace di identificarsi nel genere con maestria, distinzione ed una costante sensazione di decadenza, perdita della speranza ed una fine assoluta, ricca di una aura mistica.
(Luca Zakk) Voto: 8/10