(Feral House) Dayal Patterson, nonostante sia anche un collega, non è uno qualsiasi nel mezzo dell’infinita marea di writers, veri o finti, che la stampa musicale vanta. Dayal è un fotografo. Poi scrive (anche) per Metal Hammer, ma sopratutto ha una passione estrema per il Black Metal. Una passione che definirei enciclopedica, vista la sua eccellente capacità di mettere in ordine le informazioni ricevute in vari anni di interviste con i più svariati artisti della scena, un lavoro meticoloso che da vita a questo fantastico libro.
Ma cos’è il Black Metal?
Non credo ci sia una vera risposta. Ne dal punto di vista culturale/spirituale (be trve!) ne tanto meno dal punto di vista dello stile musicale. Anzi, è proprio questa costante evasione, questa difficoltà di definizione che rende il Black Metal ancor più misterioso, complesso ed interessante.
Per molti il Black Metal è chiese che bruciano. Ma le origini sono ancor più remote…
Per altri il black è sinfonico, teatrale. Ma forse è solo quello famoso…
Altri ancora lo abbinano a Satana, un Satana al passo con i tempi, un Satana moderno, urbano, industriale.
Ci sono poi coloro che escono dal range di regole che a sua volta è fuori da qualsiasi range di regole ed in una crisi di definizioni, si arriva a denominare queste varianti con ipotetici nomi d’effetto: viking, atmospheric, pagan, post…
Ma è possibile che tutto sia, sotto stotto, una variante di come qualcuno suoni un determinato riff? Ricordo un amico, lontano da questi generi musicali, che quando gli feci ascoltare non so quale violenza made in Norvegia disse “beh, sono i Metallica molto più veloci”. Certo, la sua fu una risposta terribile, ma dobbiamo ammettere che ha un suo fondamento di verità. Sei sono quelle corde… e ci fai quel che ci fai, creando scenari che dipendono dal come lo fai, quanto lo fai e con cosa lo fai.
Ma allora il black esce dalla musica, è quindi satanismo? E’ adorazione di Satana? O è semplicemente ritorno alle origini pagane? E’ morte e devastazione? E’ negazione di una vita spirituale, di una vita al di fuori di quella terrena, animale … pertanto negazione anche di ogni creatura infernale?
C’è da perdersi ed alla fine la risposta è dentro ognuno di noi, si trova tra i nostri pensieri, tra le nostre fedi, i nostri desideri, le nostre speranze, le nostre visioni.
Queste visioni e questi stili furono anche le visioni e gli stili che hanno avuto tutti gli attori della fantastica scena del Black Metal, dando origine ad movimento filosofico che adotta un genere musicale, per quanto riguarda la principale forma di espressione.
Con uno stile chiaro, accademico, preciso e privo di giudizi personali, uno stile apparentemente asettico ma ricco di una componente emozionale che mai intacca fatti o giudizi, Dayal Patterson scrive un libro essenziale. Fondamentale. Completo.
Non importa se il lettore sia un seguace o meno del fenomeno black. Non importa quale tipo Black Metal sia il preferito e tanto meno quali siano gli ideali personali dentro questo oceano di pensieri estremi. “Black Metal, Evolution of the Cult” descrive con precisione tutto (o quasi) dalle origini (Venom, Mercyful Fate, Bathory, Celtic Frost) passando per le anticamere dell’inferno (Blasphemy, Samael, Rotting Christ, Master’s Hammer, VON) fino all’ingresso nel regno del male (Mayhem, Darkthrone, Burzum) passando attraverso tutti i gironi, tutte le fiamme, tutte le varianti, tutti gli aspetti.
Dayal descrive con precisione, svelando notizie che non sempre sono note a tutti. Dayal racconta il come -e forse anche il perché- questo movimento sia nato e cresciuto, mantenendo ancor oggi solide basi ed una vastissima gamma di attori molto attivi e prolifici.
Attraverso estratti di interviste, notizie dell’epoca, riflessioni aperte -mantenendo una accattivante struttura narrativa che trasforma un contenuto saggistico in una specie di romanzo nero- il libro descrive il Black Metal dai primissimi momenti preliminari, quando il death metal non era più sufficentemente malvagio, fino alle moderne ed estreme divagazioni che vedono protagonisti bands quali Mysticum, Lifelover o Fen.
E’ molto importante il fatto che Dayal non giudica mai e non esprime mai la sua personale opinione: piuttosto, con abilità, genera infiniti spunti di riflessione. E per ogni vicenda è possibile intuire i veri fattori scatenanti, magari diminuendo la visione mitologica, ma aprendo una finestra sul fattore umano che stava e sta dietro ogni cosa.
Le domande sono molte, e non mancano le risposte:
-Il black norvegese primordiale, il black dei tempi di Euronymous, era una religione? Un culto? O una ribellione adolescenziale che poi ha assunto dimensioni più ampie ed anche più drammatiche?
-Cosa c’era dietro gli incendi alle chiese?
-Cosa è successe fuori dalla Norvegia, partendo dalla vicina Svezia ma spingendosi fino in Francia, Italia, Giappone, intero continente Americano?
-Movimenti distinti o una globale connessione anche prima delle moderne tecnologie?
-Cos’era il movimento francese denominato “Les Légions Noires”?
-Cos’era e cos’è il black con origine nelle terre dell’ex cortina di ferro?
-Quante varianti ci sono? E come si sono diffuse?
-Black Metal e politica, Black Metal ed estremismo?
Questi sono alcuni degli argomenti trattati, alcuni approfondimenti affrontati. Passando sempre per una profonda analisi delle band e degli artisti che hanno caratterizzato ogni singolo evento o ogni singola vicanda.
Un libro completo, chiaro ed esaustivo. Completo di alcune fotografie spesso provenienti da archivi delle band stesse. Un libro scorrevole, coinvolgente.
Da collega di Dayal, potrei segnalare la mancanza dello sviluppo di argomenti relativi a certi nomi (ad esempio Carpathian Forest, Taake ed anche Lustre), ma è anche vero che si finirebbe sul dispersivo, considerata l’immensa quantità di argomenti contenuti tra le pagine.
Dalle premesse, dalle ipotesi, attraverso le riflessioni e lo sviluppo dei concetti, fino alla conclusione con una profonda valutazione dell’intero movimento emersa da una intervista a Frank Allain (Fen), una valutazione che definisce una formula che tra le sue variabili include epoca, età dell’artista, fase della vita personale, stile di vita, ambiente di provenienza.
E tutto diventa più chiaro, più ovvio. Una verità che non vediamo facilmente in quanto essa stessa ci avvolge. Il Black Metal è una corrente artistica, come tantissime correnti artistiche della storia dell’umanità. Ed in quanto tale ha i suoi attori, le sue stranezze, le sue genialità, le sue caratteristiche, la sua arte.
La cosa che veramente adoro è la coscienza del fatto che stiamo ancora vivendo dentro questa corrente artistica. E’ viva. E’ pulsante. Dayal può averci scritto sopra un resoconto, ma è un estratto del diario di un lungo viaggio lontanissimo dalla sua meta. Il Black Metal è realtà attuale. Ed è molto lontano dal finire nelle pagine dei libri di storia dell’arte: sui quei libri ci finiscono le cose del passato, le cose morte.
Il Black Metal, invece, è maledettamente vivo.
(Luca Zakk)