(Nuclear Blast/Audioglobe) Ventuno album in circa ventisette anni di carriera sono un traguardo che pochissime band heavy metal posso vantare. I Rage sono fra queste: nonostante non siano mai entrati, per qualche logica mai del tutto chiarita, nella parte più alta dell’Olimpo metallico (come secondo molti avrebbero meritato), la loro musica è sempre stata degna della loro fama. “21” non aggiunge né toglie nulla alla loro storia, ma non si può dire che si tratti di un disco di routine perché la classe non è acqua, e si sente in modo netto quel “di più” che anima soprattutto le trame chitarristiche di Viktor Smolski. Certo, le folli sperimentazioni di “Speak of the Dead”, uno dei dischi che più mi ha colpito negli ultimi anni, sono ben lontane, ma lamentarsi sarebbe fuori luogo! Non mi sarei mai aspettato di dirlo per un disco dei Rage, ma la titletrack, posta subito dopo l’intro, è un po’ esile: sarà la produzione, sarà la scelta dei suoni di chitarra, sarà il cantato mai troppo urlato di Peavy Wagner, sarà forse anche l’eccessiva compressione degli mp3 promozionali, ma il brano sembra non riuscire ad esprimere tutto il proprio potenziale. Molto meglio “Forever Dead”, che evidenzia la sempre presenta anima thrash della band; “Feel my Pain” inizia con una bella linea di chitarra e procede con un ritornello targato Priest. Anche “Psycho Terror” è metallo ultraclassico, col riffone, gli effetti, il ritornello schiacciasassi. “Destiny” ha più melodia, mentre “Death Romantic” è probabilmente l’apice del disco sia per il refrain che per la poliedrica creatività dimostrata da Smolski. Si chiude con “Eternally”, mid-tempo con il mood delle grandi occasioni. Godibilissimo nella sua canonicità, senza essere stellare.
(Renato de Filippis) Voto: 7/10