(W.T.C. Productions) Gli Acherontas ci hanno abituato fin troppo bene con i loro album. Quattro prove dal 2007 ad oggi con una qualità media impressionante. E con questo “Ma Ion…” portano la loro proposta musicale ad un livello superiore. Immaginatevi se i miti classici dell’epoca ellenica cantati dai Rotting Christ si fondessero con le immagini evocative di mondi passati dei primi Nile. Avrete così una seppur pallida idea di cosa vi troverete di fronte ascoltando quest’opera. L’intento dei greci è di costruire un contorto mantra maligno in grado di riportare sulla terra le creature mostruose di un’era ormai perduta. La sensazione di trovarsi di fronte ad un rito malsano lo si ha fin dall’intro “Fires Of Prometheus”, con il cantato oscuro che ci apre le porte per universi non proprio rassicuranti. “Nereid Tide Of Neptune´s Rudra” apre le danze, quasi a condurci in un cammino di dannazione dal sapore lovecraftiano. La terza traccia ci mostra tutta l’abilità tecnica del combo, con strutture intricate e mai banali. La produzione è all’altezza della situazione e il mixaggio non copre nessun suono rendendo massima la resa sonora del platter. La title track è il manifesto dell’album, quel brano che da sola vale l’acquisto del cd. Con “Permutation In The Aetheric Void (Ma-Ion Sacred Seal)” e “Shaman And The Waning Moon” siamo al giro di boa. Due brani completamente strumentali e atmosferici. Sembra di essere proiettati in un’altra dimensione, aliena e ostile alla razza umana. La seconda parte del disco è più classicamente black, con richiami ai Watain (“Lunar Transcendence & The Secret Kiss Of Nut”) e ai già citati Rotting Christ (“The Awakening Of Astral Orphic Mysteries – Behind The Eyes Of Irida”). “Copper Arcana” spiana la strada per le due tracce conclusive con una struttura suadente e strumentale. “Therionic Transformation” è la più particolare ma al contempo la migliore prova del lotto, con un refrain quasi catchy. Chiude l’ambiziosa release “Orgiastic Feast Of Flesh, Beheld Thine Vicissitude”, una outro strumentale che ci risveglia pian piano dall’incubo sonoro che abbiamo appena vissuto e di cui, ve lo assicuro, non faremo a meno per un bel po’. Illuminati.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 9/10