(Dark Essence Records) Strana creatura questo trio islandese. Ormai all’undicesimo anno di attività, non hanno mai scritto uno spartito dello stesso genere del precedente. Iniziano con il black, poi passano al death ed infine il loro debutto del 2010 “Fixation, at Rest” tocca territori post metal, ricordano gli Isis… fino ad oggi, dove si manifesta un ulteriore cambiamento stilistico, dimostrando la costante ricerca, l’ansia della prossima espressività, il piacere di abbracciare nuovi concetti. “The Freak is Alive” è una esperienza da vivere, da percepire. I suoni assumono lo status di liberi. E come tali si comportano, si associano, si formano, nascono, muoiono, si evolvono. Con fredda genialità i Momentum propongono canzoni con misure assurde, ritmi impossibili, senza che l’ascoltatore ne venga sconvolto, regalando il piacere del riconoscimento di questi pattern complessi solo a coloro che prestano un’attenzione particolare. Integrando atmosfere che spaziano dal cupo e decadente, fino all’etnico e tribale, i Momentum ricordano per certi versi i Katatonia, anche nel caso degli Islandesi il target musicale è altamente più complesso, più elaborato e talvolta criptico, e la lista di bands che in qualche modo sono artisticamente citata è infinita. Sempre oscuri, vagamente doom, vantano delle vocals che danno una costante variante all’impostazione, spaziando da growl perversi ad un corale intenso, tetro, vagamente monotono. Coinvolgente la doppia immagine della opener “Bury The Eyes Once Gold”, un pezzo brutale e fantasticamente atmosferico, oscuro, incisivo. Deliziose complessità su “Between Two Worlds”, con le sue metriche folli (ascoltate la parte finale…). “Gauntlet” integra un death doom che si evolve, dà spazio ad ulteriori metriche criptiche, al sitar, a momenti epici, a momenti violenti, a momenti decadenti. Ulteriore step con la title track, un piccolo capolavoro di espressività artistica. Quasi cinematografica la sequenza di atmosfere su “A Beast Is Near” la quale offre un uso crudele del growl, “Undercover Imagination” regala melodie intricate e la conclusiva “Depth Of The Whole” approfondisce l’esplorazione sensoriale regalando un pezzo che non dovrebbe finire mai. “The Freak is Alive” è un album difficile. Serve una mente molto aperta o molti ascolti per lasciarsi invadere dalle grandiose sensazioni che è in grado di generare. Ma una volta capito, una volta che la mente entra in simbiosi con questo labirinto sonoro, le sensazioni che si ottengono in cambio sono una cosa grandiosa.
(Luca Zakk) Voto: 8/10