(Nemeton Records) Ringrazio i Kanseil! In circolazione ci sono band che innalzano a livelli estremi il concetto di ‘folk metal’, ovvero quella definizione abusata, depredata delle vere origini, del vero significato, resa un elemento modaiolo. Se un giorno decidi di dedicarti al folk, devi obbedire a certe regole, tra queste due essenziali che si chiamano: ‘non mischiare’ e ‘cultura’. Già lo dissi parlando dei favolosi Selvans: non puoi mescolare celti con greci. E magari ricordare che i vichinghi sono una cosa, i celti un’altra. Le tradizioni del nord non sono quelle dell’est o del sud. Le radici delle culture, la storia dei popoli, l’evoluzione delle tradizioni, le caratteristiche di una terra non possono diventare un giocattolo fashion, brand o trend e tutte le volte che succede lo trovo semplicemente patetico ed offensivo. Ad esser meticolosi, ci sarebbe un’altra regola poco rispettata: se le tue origini sono di una terra, allora il TUO folk è quello di quella terra, non quello di un altro popolo lontano. Certo, quel popolo lontano vanta un folk più famoso del tuo, ma se quel folk è diventato famoso -forse- è grazie a decine di artisti che si sono impegnati a renderlo tale! Canta ed esalta il tuo folklore, non quello altrui, sii fiero delle tue origini, che nel territorio italiano sono vaste, ed offrono una miniera di storia e tradizioni praticamente illimitate. Per fortuna per questi Kanseil le regole sono chiare: sono Italiani, per la precisione sono Veneti. Anzi, hanno origini dai piedi del Cansiglio, l’altipiano prealpino e carsico, con la sua meravigliosa foresta, a cavallo tra Veneto e Friuli, dal quale la band trae il moniker. Per la realizzazione di “Doin Earde” i Kanseil hanno fatto un intensa ricerca, approfondendo la cultura, riversando in queste undici tracce uno scorcio di una tradizione fantastica, piena di magia, di personaggi fantastici, di complesse origini, di lingue sconosciute. Ed è proprio il fattore linguistico un punto di forza dell’album, considerato che le canzoni sono cantate in italiano, ma anche in dialetto veneto e pure in cimbro, lingua antica di discendenza germanica diffusasi appunto in Veneto e Trentino Alto Adige. Coinvolgente la musica, irresistibile: oltre a poderosi riff metal, drumming pulsante, cantato che alterna scream/growl a clean, non manca una ampia gamma di strumenti etnici suonati dai membri della band (e non da guest!), tra i quali Cornamusa (meravigliosa in questo disco!), Bouzouki, il malinconico Kantele finlandese, il fantastico Rauschpfeife. Emozionante la poesia introduttiva “Lo Spirito Della Notte” che trascina dentro la devastante “Ciada Delàmis”, una canzone che trasmette energia e furia, dedicata al regno stregato del Delamis con la sua contorta leggenda a base di magia e sentimenti umani corrotti. Superlativa la title track, nella quale c’è una componente black perfettamente abbinata alla dominante folk. Accende lo spirito e fa ribollire il sangue “Panevìn”, e per chi -come chi scrive- vive in queste zone è bellissimo immaginare quei falò di inizio anno che illuminano le notti dei primi oscuri giorni di Gennaio. Inquietante ed improvvisamente violenta “Mažaròl”, traccia che parla di un personaggio caratteristico della mitologia delle Dolomiti, perfettamente collocata prima dell’immensa “Bus de la Lùm”, dedicata ad un tristemente famoso inghiottitoio carsico dell’altipiano, una località che prima degli eventi della seconda guerra mondiale era ricco di folklore in quanto si credeva fosse abitato dalle Anguana, brutali ed orribili streghe della mitologia alpina. Soffia il vento Cimbro su “Tzimbar Bint”, emerge magia e intenso amore per la propria terra nella romantica “La Sera” la quale anticipa la grandiosa e lunghissima conclusiva “Vajont”, l’unica traccia che in qualche modo esce dal rigoroso binario folkloristico, dedicando oltre dieci minuti a questa tragedia dell’era moderna, molto sentita e percepita dai popoli del nord est italiano. I Kanseil hanno scritto: “vorremmo fare con voi un viaggio seguendo le orme di chi queste storie ce le raccontava fin da piccoli, ogni sera, attorno al fuoco.”. E ci sono riusciti! In maniera eccellente, emozionante, commovente, grazie a questo album superlativo, geniale, originale; un album irresistibile, godibile, potentissimo… da valutare ben oltre gli ovvi giudizi musicali .
(Luca Zakk) Voto: 9,5/10