(Prophecy Productions) Il ritorno discografico degli Arcturus con il loro alone di stranezza e mistero sempre presente che si rispecchia nella loro musica ormai difficile da classificare, imprevedibile nel genere. Loro sono sempre stati diversi, particolari, grazie al genio sballato del mastermind Sverd. Hanno il drummer più leggendario della scena del black e al microfono per la seconda volta consecutiva c’è ICS Vortex. Se poi consideriamo che chitarrista e bassista hanno un passato in Ulver e Ved Buens Ende allora è impossibile trovarsi davanti ad un disco normale. C’è black metal, senza un vocalist black metal. C’è symphonic senza essere sinfonico. C’è atmosfera, senza eterne canzoni strumentali. C’è un drumming pazzesco senza essere impossibile o massacrante. Molta l’elettronica, ma usata con intelligenza e piacere, tanto che i fortunati -come il sottoscritto- che posseggono la versione “book” con il secondo cd “Rearcturianized” potranno far viaggiare la mente su impossibili remix delle canzoni del disco. Il livello compositivo è superbo, il gusto musicale è travolgente con una forza magnetica che si nasconde tra immense complessità celate ai primi ascolti o ad una audience meno attenta. Pezzi come “Archer” o “Game Over” sono eccellenza musicale. Il carnevale di “Bane” è oscuro ed enigmatico. Canzoni come “The Arcturian Sign” sono molti generi e nessuno in particolare. Un’opera eclettica. Intensa. Cinica. Psichedelica. Curata. Ispirata. Un indescrivibile bellezza che rende il suono ricco di passione ed immenso splendore.
(Luca Zakk) Voto: 9,5/10