(Nuclear Blast Records) I Cradle Of Filth tornano e come sempre genereranno un fiume di parole, opinioni, punti di vista, giudizi… i quali sono tutti sostanzialmente inutili. Saranno tutte immonde cazzate visto e considerato che siamo al capitolo 11. Alle porte del quarto di secolo di attività. E questa band continua ad essere in giro, sfornare dischi (e non autoprodotti…) per poi andare in tour con bands che fanno la fila per supportarli. Proprio l’altro giorno parlavo con delle persone e rilevavo che “l’album preferito” dei COF è diverso per ciascuno (personalmente “Cruelty and the Beast”, ndr). E pure l’opinione relativamente allo stile, al singing, alla direzione artistica è variegata. Gente che (s)parla a vanvera. Gente che non ha mai visto Mr.Filth da una distanza inferiore alla 10 fila (io -invece- due chiacchiere in privato nel tour bus le scambiai…). Quindi il concetto è semplice, si semplifica ulteriormente e mi fa riconoscere che “Hammer Of The Witches” è un album dei Cradle Of Filth: non solo per la firma ma in particolare per lo stile. Certo, trovo una rinascita di Dani Filth, il quale -forse grazie al progetto Devilment- ha riscoperto quegli stimoli che hanno reso grande la sua musica, la sua band, la sua fama. Ma per il resto sarà una fiumana di varie opinioni. Qualcuno amerà questo disco. Per qualcuno sarà il migliore. Per qualcuno il peggiore. Per altri la conferma che la band è in decadenza (ovviamente -per questi opinionisti della domenica- una fase discendente iniziata da dopo “The Principle of Evil Made Flesh”…). Io invece vedo -e sento- un artista tosto, che non molla, che non demorde e che continua ad inventarsi con la sua immagine, con quei favolosi testi (leggeteli. CAPITELI!) che vomita sopra una musica che ormai non è black, non è goth, non è proprio un cazzo di niente se non il SUO stile personale! Perché -vedete- se uno è in giro da un quarto di secolo con la stessa band nella quale ha avuto un paio di dozzine di musicisti diversi, è chiaro che è lui quella band. È lui l’ispirazione. “Hammer Of The Witches” offre 11 pezzi (9 se escludiamo intro ed outro). Pezzi molto ben suonati. Difficili da memorizzare, decisamente non scontati o pensati per scalare le hit oscure. Questa volta ci sento tanta chitarra. Moltissima chitarra. Uno spazio ricavato intenzionalmente proprio per la chitarra che assume una dimensione importante, dominante e coinvolgente. Le tastiere sono intelligenti. Ben inserite. Dettagliate Contorni sinfonici oscuri per esaltare profezie perversamente blasfeme. Il drumming è possente, mentre il basso emerge, appare fantastico e molto presente. Le malattie più infettive? Sicuramente la trionfante, travolgente, “Deflowering The Maidenhead, Displeasuring The Goddess”. Crudeltà espressa in maniera sublime con “Enshrined In Crematoria”. Title track irresistibile. Poderosa e grandiosa “Onward Christian Soldiers”. Cradle of Filth: dopo un quarto di secolo, dopo milioni di chilometri suonando nel mondo. Davanti a tutti. Ovunque. Dopo una vita impegnata nell’esaltazione del lato occulto del piacere è fantastico vedere che i Cradle Of Filth sono ancora qui, ancora possenti, ancora capaci di scrivere un album che dividerà il pubblico e la critica. Un album che farà parlare. Discutere. Provocando e stuzzicando. Poi è tutto relativo; che ci siano divisioni d’opinione o meno, rimane comunque il concetto che l’atmosfera, il concetto ed il sound di questa band è come una droga: La puoi amare, la puoi odiare. Ma non puoi farne a meno.
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10