(Scarlet Records) Ancora mi ricordo quando nei primi anni del nuovo millennio andai a vedere per la prima volta i Sadist, quelli “dove il chitarrista suona anche le tastiere sul palco”. Mi ricordo ancora come, cominciato il concerto, ingenuamente pensai che per essere italiani suonassero molto internazionali. Lasciamo stare i miei primi vagiti come metalhead. Di anni ne sono passati per la musica e per i Sadist. Cinque anni sono serviti per arrivare al loro settimo album, abbastanza per aver pensato ogni singolo particolare del platter. Ed in effetti diciamo subito che assieme ai precedenti “Season in Silence” e l’omonimo album i nostri hanno confezionato un trittico che senza ombra di dubbio andrà negli annali per coerenza, innovazione e originalità. “Hyaena” è una sorta di concept ambientato nella seminale Africa, dove si muove un predatore in realtà poco conosciuto ma visto con reverenziale timore dai nativi locali. La stupenda copertina racchiude dieci tracce che definire stupende rende poco l’idea. Il suono è Sadist al 100%, ma come questi veterani riescano in ogni release a infondere suoni inediti pur mantenendo uno stile inconfondibile resta un mistero. Analizzare le singole tracce risulta in questo caso inutile. Tastiere e chitarre si fondono in un amalgama immediato e contorto nello stesso tempo. La sezione ritmica scandisce continui cambi di ritmo anche se va detto che la struttura canzone, mediamente, risulta leggermente più semplice dei precedenti lavori. Nulla di grave, anzi: è piacevolissimo sentire uno spazio leggermente maggiore dato alla sezione sinfonica. Su tutto troneggia la voce versatile e potente di Trevor, a mio avviso il migliore cantante nella scena estrema italiana e non solo. Talamanca, presente anche in questo caso come produttore, è indubbiamente un musicista talentuoso e personalissimo, in grado davvero di evidenziare in fase di missaggio ogni singolo suono. Si signori, questo disco è dannatamente buono e non stanca un secondo nemmeno se lo si ascolta tutto di fila per un bel po’ di volte. E questo succede fin troppo spesso con i Sadist. Grandiosi.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 9,5/10