(Limb Music) Dopo il discreto debut “Legends”, QUI recensito, tornano alla carica gli austriaci Dragony, sfornando un secondo disco che supera di diverse lunghezze il suo predecessore. Siamo infatti in presenza di un symphonic power metal composto secondo i canoni della golden era, che non avrebbe sfigurato se gettato nel mucchio nel 2002. Cristallina “Wolves of the North”, dove l’accoppiata strofa/bridge è forse addirittura meglio del ritornello (che mi ha fatto pensare alla purezza dei white metallers Theocracy); ma non trascuriamo il break, di sorprendente epicità. “Shadowrunners” mi sembra chiaramente ispirata al sound dei conterranei Serenity, mentre il chilometrico ritornello di “Kiln of the first Flame” guarda senza dubbio ai nostri Rhapsody. “The Maiden’s Cliff” è una raffinata ballad acustica, mentre la lunga “Warlock” drammatizza ancora di più il sound con l’inserimento, in punti strategici, di cori simil-gregoriani. Le maestose sinfonie di “Babylon” fanno certamente pensare agli Avantasia, soprattutto a quelli della prima fase; squillante fino ai confini del pacchiano, ma pur sempre godibile, “Unicorn Union”, brano in cui si incontrano i Dark Moor e i Freedom Call di “Eternity”. In un disco di questo tipo non poteva certo mancare la suite di dieci minuti, cui collabora nientemeno che Zak Stevens: “The Silent Sun” riporta nuovamente ad atmosfere avantasiane (qualcosa della canzone “The wicked Symphony”), ma i cori e le tastiere dicono Fairyland. Un album per quelli che ancora sognano di imbracciare la spada contro le forze del male!
(René Urkus) Voto: 8/10